KEN LOACH in conversazione con il pubblico di Locarno 2016

Ken Loach e Dave Johns a Locarno 2016 © Tosi Photography

Ha trionfato a Cannes 2016, ha incantato Piazza Grande, ieri ha travolto il popolo del Festival del film Locarno 2016 sopraggiunto di prima mattina allo Spazio Forum. Lui è Ken Loach, il regista che con la sua ultima fatica I, DANIEL BLAKE sta facendo emozionare le platee di tutto il mondo.

Classe 1936, figlio di operai, il regista britannico è famoso per aver dedicato il suo cinema alla denuncia delle situazioni in cui versano i più deboli, gli appartenenti a quella che era la classe operaia, coloro che hanno lavorato con le braccia e si sono consumati. Anche I DANIEL BLAKE non sfugge a questa regola ma oggi c’è qualcosa in più: in gioco c’è il futuro dei giovani e l’esile regista, dallo sguardo gentile e disponibile, non si è risparmiato né con i giornalisti (in conferenza stampa) né col suo pubblico (allo Spazio Forum).

Partiamo proprio da I DANIEL BLAKE, fulcro della discussione. È la storia di un sessantenne che in seguito ad un infarto è dichiarato inabile al lavoro dai medici. Per sopravvivere deve chiedere i sussidi e per fare ciò deve seguire un iter rigidissimo che non prevede sconti o deroghe. inizia così un vero calvario verso gli inferi durante il quale il povero uomo incontra una giovane, Katie, in arrivo da Londra alla ricerca del modo di sfamare i due figli. Tra i due si svilupperà un legame unico dettato dalla comune necessità e da quel mutuo soccorso innato nell’essere umano: diventeranno amici e si sosterranno nell’inevitabile caduta.

Sull’ineluttabilità di questa caduta è ruotato l’incontro di ieri. Su quello Stato, rappresentante del popolo, che non persegue il suo bene ma il proprio interesse. Su quei Grandi che umiliano i piccoli creando un sistema che a parole è di supporto e nei fatti demolisce e, in nome del profitto economico, non vuole comportarsi come il bravo vicino di casa, cosa che teoricamente rientrerebbe nei suoi doveri.

Ken Loach e Dave Johns a Locarno 2016 © Tosi Photography

Ecco cosa abbiamo scoperto.

Nel Regno Unito si è instaurato un metodo duro, quasi spietato, di assegnazione del sussidio. È previsto che una commissione decida se tu sia realmente inabile al lavoro, andando anche contro il parere dei medici. Il ritardo dovuto ad un guasto della metropolitana, ad un lutto in famiglia, al parto non sono scuse valide per non presentarsi al colloquio di discussione del proprio caso. L’assenza è quindi sempre ingiustificata e viene di conseguenza sanzionata. Esatto, si chiedono soldi a persone che stanno morendo di fame.

E parliamo proprio di quella fame che t’induce rubare il cibo. Al banco alimentare si presenta mezzo milione di persone che non è in grado di provvedere al proprio sostentamento. E quelle che noi vediamo nel film, le scene che ci stringono il cuore, sono girate in un luogo reale, con veri addetti e veri avventori. Ecco perché ci fanno tanto male.

Quello tratteggiato è quindi un sistema “consapevolmente crudele” che pare volersi liberare dei deboli. E qui subentra un altro punto importante della discussione: la massa è più forte degli individui. Se le persone si unissero nel sostenersi e nell’opporsi a questo sistema le cose potrebbero cambiare. Cosa che peraltro si sta dimostrando proprio nell’attuale politica d’oltre Manica. il risultato della BEXIT è frutto della sensazione di essere stati traditi ed abbandonati che ora si trasforma in rabbia e sfocia in decisioni che nel breve periodo potrebbero inasprire proprio la realtà dei più bisognosi.

Si deve credere in sé stessi e abbandonare l’egoismo che ci ha frammentati e messi uno contro l’altro. Smettere una battaglia in cui i vincitori sarebbero i soliti ignoti e, in questo processo, nel suo piccolo, chi racconta storie può contribuire a ridonare la speranza, quella stessa speranza che ha abbandonato Daniel ma non la giovane Katie di I, DANIEL BLAKE.

Ken Loach a Locarno 2016 © Tosi Photography

Ken Loach non ha mai perso il sorriso, non ha mai eluso una domanda, ha le idee chiare e molta fiducia. Crede nella possibilità di un cambiamento, non ha mai mollato e si vede. I suoi occhi brillano e forse è proprio questo il segreto delle sue pellicole: come il suo sguardo anch’esse vibrano, sono umane, avvicinano, fanno riflettere e non si impongono, toccano le corde più intime con dolcezza e rispetto. Destra, sinistra, centro, non fa differenza. Come il suo Daniel, siamo tutti esseri umani con istinti che ci accomunano e salveranno. Mai permettere a qualcuno di toglierci la dignità è il motto di chiusura di un incontro cadenzato da molti applausi, continui scambi e una richiesta di aiuto nel trovare la soluzione a problemi che ci perseguitano da decadi.

Chiudiamo con uno spunto di riflessione.

Perché I, DANIEL BLAKE fa piangere da Londra a Monaco, da Atene a Pechino? Perché per la prima volta nelle immagini sullo schermo ci siamo riconosciuti tutti. La distinzione di classe non è più il focus, la fame e i circoli viziosi della burocrazia disumanizzata e faziosa si. Esattamente quella serie di regole assurde con ci cui scontriamo ogni giorno  e quel languore che inizia a colpire anche il nostro vicino di casa… che è un uomo “tanto perbene”.

Vissia Menza

n.r.d. le parole in rosso contengono link ad approfondimenti e alla recensione del film visto a Cannes 2016

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