Recensione del film “Laurence Anyways e il desiderio di una donna…” di Xavier Dolan

il poster di Laurence Anyways

Laurence Alia è un professore di letteratura, è un ottimo insegnate, ama il suo lavoro e ama Fred. Fred è la sua ragazza, la sua anima gemella, l’altra metà del suo mondo. I due sono legati a tal punto che il giorno del proprio compleanno Laurence decide di svelare a Fred un segreto enorme che gli impedisce di vivere a pieno la propria esistenza: vuole diventare donna.

Sono gli anni ’90, un periodo in cui si percepisce l’imminenza del cambiamento, bisogna aprire gli occhi ed evolversi in fretta e Fred, che si sente forte ed evoluta, decide di rimanere al fianco del compagno durante la difficile transizione. La società però non è pronta, e noi lo sappiamo bene: nonostante i passi da gigante fatti nelle ultime decadi, i pregiudizi e l’ottusità mentale sono ancora visibili e paiono difficili da estirpare. La nostra eroina rimarrà schiacciata dai desideri e dalle pressioni dei luoghi comuni. Non ce la farà e crollerà.

E Laurence? Laurence in apparenza il più forte, è solo più determinato, gli è impossibile tornare nell’ombra di una menzogna. Anche lui soffrirà e alla fine rimarrà solo senza il suo grande amore. Entrambi alla ricerca di un compromesso, entrambi con la voglia dell’altro, entrambi vittime di sé stessi e del loro tempo.

Photo: courtesy of Movies Inspired

Photo: courtesy of Movies Inspired

Laurence Anyways è il terzo film dietro la macchina da presa di Xavier Dolan, è stato presentato a Cannes 2012, nella sezione Un Certain Regard, ed ha fatto rincasare Suzanne Clément con un meritatissimo premio. La sua Fred è immensa, la sentiamo così vicina da provare un istinto irrefrenabile nell’allungare la mano per toccarla, consolarla e urlare il suo dolore quando il circolo vizioso di emozioni si fa evidente e lo sgretolamento della coppia appare inevitabile.

E poi, e poi subentra la curiosità di vedere se accadrà il miracolo: se coerenza e sentimenti troveranno un punto d’incontro. Vogliamo la favola, quella favola a noi spesso negata, intrappolati in storie ordinarie e polverose. È incredibile, in questo lungometraggio c’era già tutto ciò che abbiamo imparato ad amare in Mommy e che ci ha tolto l’aria in Juste la fin du monde. Quel formato squadrato, quelle luci calde e quelle inquadrature schiacciate, che rendono le stanze piccole e soffocanti. Stanze in cui in troppi fumano e ci illudono di essere in debito d’ossigeno mentre il nostro battito prende il ritmo delle note che rimbombano ovunque. Dolan ha un modo di narrare per immagini che non ti lascia spazio, ti prende e ti porta con forza dentro la storia, ti fa percepire l’odore della pelle e il respiro dei sui personaggi e ti fa fremere, soffrire, con loro. Tutti diventiamo Laurence. Tutti siamo Fred. Non vogliamo essere nessun altro.

Photo: courtesy of Movies Inspired

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Laurence Anyways dura quasi tre ore e non te ne accorgi. È un’opera più acerba ma sempre travolgente e ti fa dimenticare il tempo. Caratteristiche che oggi sappiamo essere tipiche del giovane regista canadese. E solo in questi giorni ci siamo resi conto che il film non era mai giunto sui nostri schermi. Sfogliare gli appunti di anni fa ci riporta alla memoria i dubbi e le perplessità dell’epoca: sarà vero o sarà un bluff? Come può un ragazzino riuscire a mostrare la parte più intima di un essere umano con tanta lucidità? Attingerà ad una vena autobiografica destinata ad inaridire in fretta?

Dopo Cannes 2016 non possiamo che sorridere: sono domande che non hanno più ragione di esistere. Probabilmente le medesime che hanno avuto coloro che non hanno distribuito sino ad ora la pellicola.

Xavier Dolan conosce il cuore e pensa solo a ricordarti che ne hai uno. Il resto non conta.

Vissia Menza