è di nuovo giovedì, procedo soprappensiero verso la meta quando m’imbatto nel volto della protagonista in primo piano sulla locandina del film di questa sera Brooklyn di John Crowley, mi pare di conoscerla, sfoglio velocemente gli archivi della mia mente … M, N, O, P, Q, R … sì, la R, certo è Saoirse Ronan, la giovanissima Agatha che nel 2014 aveva ammaliato il pubblico di Grand Budapest Hotel dopo una doppia nomination al Golden Globe e all’Oscar nel 2008 per una memorabile interpretazione a soli 13 anni nel film Espiazione
che
ragazza
che
carriera
figlia d’arte da parte di padre, l’attore Paul Ronan, nasce a New York nel 1994 e all’età di 3 anni insieme ai genitori irlandesi lascia l’America e rimpatria nella verde Irlanda
immagino il groviglio nei loro cervelli contesi da ricordi e aspettative, le lacrime agli occhi, il cuore gonfio di nostalgia, i corpi dilaniati dalla sofferenza
ah
i migranti
di ora
e
di allora
con il pensiero ancora rivolto al passato della piccola Saoirse entro in sala, mi siedo e subito le prime immagini e una colonna sonora avvolgente mi proiettano in una storia d’altri tempi, ambientata in Irlanda negli anni ’50
la giovane Eilis, Saoirse Ronan, lascia la cittadina irlandese Enniscorthy, la mamma e la sorella Rose alla volta di New York dove l’aspetta un lavoro e una nuova vita, una beffa del destino, Saoirse torna sui propri passi là sul grande schermo rivivendo così emozioni personali in un lungo viaggio della speranza, così almeno mi piace credere
la sua interpretazione
è
magistrale
ne siamo tutti commossi
la pellicola ci prende per mano e ci accompagna dove la giovane Eilis decide di andare e ci lasciamo trasportare dai suoi sentimenti contrastanti nella consapevolezza delle proprie scelte
di tanto in tanto controllo che la poltrona sia ancorata al pavimento tanto mi sento sospesa a mezz’aria, allietata da colori delicati e da immensi primi piani, una colonna sonora indimenticabile, le lacrime scendono copiose sul grande schermo e in sala, la nostalgia attanaglia Eilis e il pubblico attento, le siamo tutti vicini, ognuno di noi ha parenti lontani partiti all’avventura nel secolo scorso, una vita intera racchiusa in una valigia, il pensiero ora corre alle migliaia di migranti in arrivo ogni giorno dal mare, ai nostri giovani ragazzi in fuga in cerca di lavoro, siamo sommersi da immagini che ci giungono da ogni dove e si arrotolano una nell’altra
quanti cuori spezzati
un po’ qui
e
un po’ là
cara Eilis, come ti capiamo, vorremmo abbracciarti quando esiti, consolarti quando piangi, applaudire i tuoi successi di una vita intensa divisa tra il lavoro e lo studio per diventare contabile come la tua adorata sorella Rose, ci inteneriamo quando incontri l’amore, quello vero, nella grande New York che accoglie tutti a braccia aperte
sei adorabile
d’un tratto
un pensiero piccolo piccolo si infiltra nel mio cervello, va a incunearsi proprio dietro alle retine e mi sollecita uno sguardo attento, il film Brooklyn ora mi appare come un lungo spot pubblicitario che esalta la Grande America, terra delle mille opportunità per generazioni di immigrati in cerca di fortuna, ma lo scaccio immediatamente dalla vista, lasciatemi sognare per cortesia, e ritorno a gustarmi i teneri sentimenti di un’anima combattiva impegnata nella propria travagliata ma proficua crescita personale
complimenti ce l’hai fatta
ti adoriamo tutti
Eilis
Elisa Bollazzi
n.d.r. Potete leggere la recensione pubblicata in occasione dell’uscita del film al cinema con un clic QUI
Artista e scrittrice si diletta a trasformare in un flusso di parole la sua vita itinerante da una galleria a un museo da una sala cinematografica a un teatro da un incontro con l’autore a una biennale.
Inizia a scrivere a sei anni sotto l’amorevole guida dell’adorata maestra Luigia. Dapprima le vocali: 40 a 40 e 40 i 40 o 40 u in seguito le consonanti, 40 per ognuna e quindi tutte in fila. Di lì a poco vocali e consonanti abbracciate in mille modi all’apparenza indecifrabili: ab ac al am an ao ar as at au av az Ba bo bu Ca cc ci cr cu Da du Aa dd nn pp ss vv zz, inspiegabili suoni che d’un tratto trovano un senso e come d’incanto si trasformano in parole e pensieri. Elisa sa guardare, ascoltare, pensare e ora anche scrivere: il gioco é fatto!
Dal 1990 si dedica con devozione al suo Museo Microcollection
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