l’abbonamento in una mano, lo scontrino nell’altra, entro in sala diretta verso la mia solita poltrona quando sento due signore di mezza età commentare il film di questa sera, Joy di David O. Russell con Jennifer Lawrence, Robert De Niro e Bradley Cooper, i quattro hanno lavorato insieme in altri tre film di cui uno Il lato positivo in programmazione al nostro cineforum lo scorso anno, una dice all’altra, una pellicola stupenda sottolinea la più esperta, ma l’altra non se la ricorda e chiede delucidazioni sulla trama, ma sì quei due protagonisti depressi, un lui e una lei, nella gara di ballo, dai, come puoi non ricordare, sono sicura di non averlo visto, ripete preoccupata l’altra temendo un episodio di amnesia senile in agguato, pensa e ripensa, ma non v’è traccia alcuna nella sua memoria, era strepitoso, rincara l’amica intanto godiamoci Joy, pare ottimo, qualcuno del cast è stato premiato, non so più chi, ahimè non ho più memoria nemmeno io, Joy è ispirato a una storia vera
una storia vera
penso io incantata, mi giro di scatto verso di loro e ne chiedo conferma, adoro le storie vere, rendono più attraente la finzione cinematografica, mi siedo al solito posto, mi batte forte il cuore, attendo con trepidazione il buio ed ecco ha inizio il film che cattura immediatamente tutto il pubblico ammaliato da una regia inaspettata, si ride increduli delle vicende grottesche con risvolti a tratti comici e a tratti drammatici di una famiglia bizzarra, la famiglia di Joy, Joy Mangano, l’inventrice del Miracle Mop, l’innovativo mocio auto-strizzante, una donna che ha dedicato tutta la vita a inseguire con grande tenacia i propri sogni tra mille traversie. Fin dall’inizio siamo lì accanto a lei aggrappati a quella linea invisibile che la trasporta lungo il corso della vita, un filo delicato che man mano s’irrobustisce e diviene corda, cavo su cui corrono lei e anche le molte idee che la illuminano e noi tutti lì accanto in una simbiosi perfetta
ci sentiamo tutti la grande Joy, prendiamo le sue decisioni prima che le prenda lei, lottiamo tutti al suo fianco, la sosteniamo quando sembra crollare, le sussurriamo parole di conforto, quelle stesse parole che vorremmo sentirci dire noi in simili frangenti e la vediamo rianimarsi, armarsi di potenza e lottare, con garbo per carità, a volte con malizia, Joy, all’apparenza fragile ma in realtà risoluta, umile e paziente, i nostri corpi pulsano della sua determinatezza, le nostre anime aderiscono alla sua e i nostri occhi vedono attraverso i suoi
stiamo tutti vivendo un’eroica vita altrui
la vita di Joy
ce ne andremo arricchiti questo è certo, con Joy dentro la nostra anima pronta ad aiutarci nel momento del bisogno, riconoscente del nostro appoggio
che donna
Elisa Bollazzi
n.d.r. Potete leggere la recensione pubblicata in occasione dell’uscita del film al cinema con un clic QUI
Artista e scrittrice si diletta a trasformare in un flusso di parole la sua vita itinerante da una galleria a un museo da una sala cinematografica a un teatro da un incontro con l’autore a una biennale.
Inizia a scrivere a sei anni sotto l’amorevole guida dell’adorata maestra Luigia. Dapprima le vocali: 40 a 40 e 40 i 40 o 40 u in seguito le consonanti, 40 per ognuna e quindi tutte in fila. Di lì a poco vocali e consonanti abbracciate in mille modi all’apparenza indecifrabili: ab ac al am an ao ar as at au av az Ba bo bu Ca cc ci cr cu Da du Aa dd nn pp ss vv zz, inspiegabili suoni che d’un tratto trovano un senso e come d’incanto si trasformano in parole e pensieri. Elisa sa guardare, ascoltare, pensare e ora anche scrivere: il gioco é fatto!
Dal 1990 si dedica con devozione al suo Museo Microcollection