la sala è affollata gli animi allegri il vociare festoso
il titolo
L’abbiamo fatta grossa
ci ingolosisce e ne pregustiamo tutti lo spasso
Carlo Verdone e Antonio Albanese
insieme
cosa avranno mai combinato
?
Carlo 14 anni più di Antonio e Antonio 14 anni meno di Carlo, ma all’apparenza fratelli gemelli, nel corpo e nell’anima, li contempliamo e li confondiamo lassù sul grande schermo, li adoriamo fin dall’inizio, due maestri ineguagliabili, chiudo gli occhi e penso prima a uno e poi all’altro, sfrecciano veloci davanti a me le immagini del vasto repertorio di Verdone, la sua mimica facciale, la voce camaleontica, l’invidiabile poliedricità intellettuale con cui ha sempre rapito l’immenso pubblico in adorazione lasciandoci nel profondo una tale varietà di ricordi cui attingere al momento del bisogno, è parte di tutti noi ormai, e che dire di Albanese, il pensiero rimbalza subito a lui, in scena da ben 23 anni, un’altra fucina di sorprese, mi ritrovo a rievocare con la mente il suo passato cinematografico e a sorridere quando mi ravvedo, ritorno in me, non posso perdermi lassù sul grande schermo, ora, una loro sequenza infinita di gag, paradossi, svolte, colpi di scena, imprevisti, malintesi, satira sociale, pedinamenti, frivolezze, tragedia e comicità
mi incollo allo schermo e non mi stacco più fino alla fine, rapita dal vortice della trama
di tanto in tanto roteo furtiva gli occhi in sala verso il pubblico presente e perfino quello assente
Verdone ha fatto centro
in realtà L’abbiamo fatta grossa è una commedia poliziesca dagli ingredienti classici, un investigatore squattrinato e un suo cliente disperato conditi con una valigetta traboccante di banconote da 500 euro, una ex moglie da riconquistare, l’amante, ristrettezze economiche di sottofondo, il solito politico corrotto, pistole vere e finte qua e là, ma miscelati magistralmente da un Verdone in splendida forma, un cast eccellente, una fotografia sublime, una sceneggiatura calibrata, una musica sorprendente, insomma
complimenti a tutti quanti
ciliegina sulla torta, Anna Kasyan nei panni di Lena, procace barista con il sogno di entrare a far parte del coro del teatro dell’Opera di Roma, attrice esordiente, armena dai tratti importanti e dall’energia inesauribile, affermata cantante lirica nella realtà strappata da Verdone al canto per una interpretazione magistrale, entra in scena in punta di piedi, tasta il terreno, prende confidenza e poi avanza con decisione dritto nei nostri cuori
che sia lei la vera protagonista del film
?
lascio a voi la decisione
Elisa Bollazzi
Artista e scrittrice si diletta a trasformare in un flusso di parole la sua vita itinerante da una galleria a un museo da una sala cinematografica a un teatro da un incontro con l’autore a una biennale.
Inizia a scrivere a sei anni sotto l’amorevole guida dell’adorata maestra Luigia. Dapprima le vocali: 40 a 40 e 40 i 40 o 40 u in seguito le consonanti, 40 per ognuna e quindi tutte in fila. Di lì a poco vocali e consonanti abbracciate in mille modi all’apparenza indecifrabili: ab ac al am an ao ar as at au av az Ba bo bu Ca cc ci cr cu Da du Aa dd nn pp ss vv zz, inspiegabili suoni che d’un tratto trovano un senso e come d’incanto si trasformano in parole e pensieri. Elisa sa guardare, ascoltare, pensare e ora anche scrivere: il gioco é fatto!
Dal 1990 si dedica con devozione al suo Museo Microcollection
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