A Cannes 2016 è arrivato il giorno di Pericle Scalzone. Pericle detto il nero, è un ragazzo che non ha famiglia. Grazie ad una vecchia promessa, lavora per don Luigi, un boss della camorra trasferitosi in Belgio, dove tra una pizzeria e un esercizio commerciale ha ricreato la sua rete di traffici. Pericle di mestiere fa “il culo alla gente”, per sopravvivere abusa delle droghe, del sesso e della forza, anche se nel profondo è solo un’anima smarrita che non farebbe male a nessuno, peccato sia cresciuto in un ambiente fatto di linguaggi e comportamenti sbagliati.
Un pomeriggio, durante una missione punitiva per conto di Don Luigi, Pericle commette un errore e immediatamente scatta la sua condanna a morte. Una reazione esagerata, forse, per motivi che non conosce del tutto neppure lui ma che lo costringono a scappare in Francia. A Calais incontra una donna, Veronica, dura e determinata ma anche fragile e dolce, che lo evita e poi lo ascolta e alla fine inconsapevolmente gli dà una speranza, quella della seconda chance, di poter ricominciare da capo con una vita normale. Ma cosa vuol dire per uno come lui la parola normalità? Soprattutto, con un passato pesante che non prevede la possibilità di recidere i vincoli come potrà salvarsi?
Pericle non si salverà grazie al fato o alle buone azioni, probabilmente non ce la farà, ma è determinato a cambiare tutto, prima però deve scoprire cosa gli stia capitando.
Pericle il nero è diretto da Stefano Mordini (il regista di Acciaio) e vede Riccardo Scamarcio in duplice veste, di attore e produttore. Uscito la scorsa settimana nei cinema italiani, il film è liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Giuseppe Ferrandino (che non abbiamo letto ma ci dicono sia stato un successo) e in questi giorni è al festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard. L’atmosfera è pesante ma non granitica, le situazioni di pericolo non portano alla tragedia, gli inseguimenti sono presunti, i misteri da svelare sono pochi e gli amori sono quieti, tutto nella pellicola di Mordini s’ispira al noir di autore. La luce, le inquadrature, la musica, c’è attenzione al dettaglio e si avverte tanto impegno, proviamo quindi dispiacere quando ci rendiamo conto che qualcosa non funzioni.
Tante sono le sigarette fumate ma nell’aria non sentiamo l’odore di tabacco, molti sono i momenti tesi ma la paura rimane lontana, lunga è la fuga ma non ci angosciamo per Pericle, che sembra solo un fanciullo perso nel corpo di un adulto. Manca l’atmosfera giusta e anche Scamarcio pare accorgersene. Lui e Pericle sono cosi diversi… tutto questo, quell’alea di finzione che non viene mai meno e quei dialoghi che sembrano quasi surreali e non ci emozionano, contribuisce a farci allontanare e perdere nei nostri pensieri. Ora la parola passa ai giurati.
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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