JULIETA custodisce un segreto

Julieta è bella, vive in una casa grande e luminosa, ha un uomo che la ama e sta per lasciare Madrid. All’ultimo minuto però cambia idea, disimballa tutto e rimane in città. Torna nel suo vecchio quartiere, trova un appartamento nel medesimo palazzo di un tempo e inizia a scrivere una lunga lettera. Amari ricordi vengono fissati su carta con l’illusione di provare sollievo. Pagina dopo pagina, ci addentriamo nel suo passato, nella sua vita, scopriamo i suoi segreti, e ci rendiamo conto alcuni siano davvero grevi e impossibili da superare.

Curiosi di vedere se mai la donna troverà pace, e se esiste la possibilità di un epilogo felice, seguiamo il suo racconto con attenzione, scrutiamo i particolari di ogni stanza, ci ritroviamo partecipi della ricostruzione di un puzzle che, senza infittirsi quanto un thriller, riesce a tenerci sulla corda sino ai titoli di coda. Nella lunga lettera finiscono dolori, sensi di colpa, speranze. Nel mentre, il fato non smette di prendersi gioco di lei, di noi, di tutti.

Julieta è la nuova fatica del regista spagnolo Pedro Almodovar, in concorso qui a Cannes 2016. Un dramma intimo e delicato che non vuole strapparci alcuna lacrima (e mantiene la sua promessa) ma ci conquista per la determinazione con cui riesce a portarci in casa della protagonista. Sentiamo l’odore dell’inchiostro, avvertiamo il  suo respiro farsi corto e intenso man mano che gli impolverati cassetti della memoria si schiudono, e il suo lato fragile che mai si fortificherà, insieme a quella tenacia che le impedisce di lasciarsi andare, la rende umana, reale e vicina alla platea che incrocia le dita per lei.

© Manolo Pavón

Più ci fermiamo a pensare più ci rendiamo conto che Almodovar ha confezionato l’ennesima storia in cui s’inchina alla bellezza imperfetta e alla forza indomita delle donne. Senza dimenticare alcun personaggio minore e viaggiando dalla città al mare sino alla campagna, il regista spagnolo, dopo gli Amanti Passeggeri, torna ad addentrarsi nei meandri dei sentimenti e lo fa con vena malinconica e sincera. Amori perduti, scherzi del destino, momenti di fugace gioia, la vita e le sue pene scorrono davanti a noi. In ogni fotogramma l’impronta dell’autore si vede e ci piace perché non è mai invasiva o sopra le righe, è solo decisa.

L’opera è sincera, quieta e ben ritmata. L’applauso in proiezione stampa c’è stato ma non mi è parso convinto. I commenti a caldo non erano entusiasti, il motivo udito nei corridoi mi ha fatto sorridere “è solo un classico Amodovar”, ”non è spettacolare”. Condivisibile, ma questo “classico Almodovar” è solido come una roccia e piacerà molto al gentil sesso per un milione di motivi da non rivelare per non vanificare l’effetto sorpresa.

La pellicola uscirà il prossimo 26 maggio, nell’attesa cerca di portare a casa una Palmarès. Rossy de Palma c’è e si vede.

Vissia Menza

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