Turco, un contadino della costa pacifica colombiana, è costretto dalla guerra a trasferirsi nell’entroterra insieme al figlio Yosner. Il padre patisce la lontananza dalla sua terra e sogna di ritornarvi al più presto, mentre il figlio, appassionato di danza rap, cerca di crearsi un futuro in questa nuova difficile realtà. Yosner viene ucciso e Turco vaga per la città in cerca di un degno luogo di sepoltura per l’adorato figlio.

Photo credit: CesarAcevedo

Photo credit: Cesar Acevedo

prendo posto in sala, le luci si spengono, inizia il film e una musica travolgente tinge di colori sgargianti le immagini in bianco e nero al ritmo impetuoso di un trancio di corpo maschile agghindato di preziose collane sprizzante energia sudamericana da ogni poro

il pubblico presente e perfino quello assente sono incantati

d’un tratto la musica si interrompe e la trama prosegue con pacatezza regalandoci primi piani di visi importanti, ampi come tutta la superficie del grande schermo, allargo con forza il mio campo visivo per non perdermi nulla, la macchina da presa indugia sulla sofferenza dignitosa accucciata tra le rughe di Turco, uomo statuario che nonostante tutto si aggira a testa alta nella sua baraccopoli

infinito

rispetto

e

somma

stima

per

Turco

meravigliosa pianta trapiantata sofferente

mi aggrappo al suo braccio, aggroviglio le mie gambe alle sue e mi arrampico sulla sua spalla, mi faccio piccola piccola, trovo posto tra le pieghe della sua fronte e da lì guardo il mondo con il suo stesso sguardo saggio

c’è chi si lava per strada, chi scherza o canticchia, alcuni ballano a un ritmo collettivo tra corteggiamenti palesi e sguardi interessati, tentando di ricostruirsi una nuova vita, lontani, ahimè, dalle loro amate dimore

quanta

sofferenza

ma

la vita va avanti

la presenza dei bravissimi registi Ángela Osorio e Santiago Lozano è palpabile tra di noi, ci sentiamo prendere per mano e condurre nei meandri del cuore e dell’anima di chi sa affrontare con dignità gli scherzi del destino, un giovane figlio da salutare per sempre e a cui trovare un luogo dove riposare in pace

Photo: courtesy of Contravia Films

Photo: courtesy of Contravia Films

Turco è un padre amorevole che voleva rispettare le leggi della natura, voleva essere il primo della famiglia a morire ed essere sepolto sotto un albero del pane e accanto a lui, solo dopo molti anni, i suoi cari, ma non sempre la vita rispetta le sue stesse regole.

un padre non deve sopravvivere al proprio figlio, un uomo non deve perdere le proprie radici

che atroce sorte in questa unica vita

Turco soffre e noi con lui, bianco o nero, bianco e nero, i colori, la musica, ogni tanto un sorriso, le lanterne auto-prodotte, le camminate in città, la pioggia che si infiltra nelle case e nei sentimenti profondi

courtesy of Contravia Films

Photo: courtesy of Contravia Films

Lodevoli tutti gli attori, eccellenti i protagonisti, Diego Balanta, un Turco dignitoso e magistrale, Inés Granja, Celina, sempre accanto e, primadonna assoluta, la musica, filo conduttore di tutta la storia a sottolineare ogni passaggio cruciale, la morte di Yosner, la preparazione della camera ardente, bianca come noi mai ci aspetteremmo, ornata di fiori e candele, un ballo consolatorio di Turco con una prosperosa ballerina, le preghiere canore, e così via fino a che lasciamo la sala con la musica ancora nelle orecchie per molte ore, ognuna a significare un momento saliente della pellicola

Chapeau!

Ángela Osorio e Santiago Lozano

e

tutto il cast

Elisa Bollazzi