Al Cineforum – 45 Anni: la mia Katya

mi affretto nella sala buia già illuminata da decine di occhi attenti, trovo il mio solito posto di ogni giovedì sera impaziente d’immergermi in questa nuova dimensione diretta da Andrew Haigh

il mio respiro si adegua subito allo scorrere lento di una storia dai dialoghi distaccati, quasi artificiali che enfatizzano la proverbiale riservatezza britannica dei due protagonisti, Kate e Geoff Mercer, una Charlotte Rampling e un Tom Courtenay insuperabili, impegnati nei preparativi per il festeggiamento del loro 45° anniversario di matrimonio

allerto

la

pazienza

e

la

vista

Photo: courtesy of Teodora Film

tra una battuta e l’altra ho tempo di studiare l’arredamento della casa di cui apprezzo ogni dettaglio, preciso e composto come i suoi proprietari, mi accomodo su una seggiola in cucina accanto a loro e li osservo da vicino, rigidi, freddi, misurati nelle parole, un raro sorriso qua e là, allungo lo sguardo sul pubblico attento in sala per studiarne le reazioni, contrastanti direi, come sempre

all’improvviso una notizia li irrigidisce ancora di più, è stato ritrovato il corpo della fidanzata di Geoff morta oltre cinquanta anni prima in un incidente in montagna

hanno trovato Katya, la mia Katya

esclama

scosso

Geoff

la notizia si insinua tra marito e moglie

e

il gelo

cala

tra

il

pubblico

attento

Photo: courtesy of Teodora Film

tra una battuta e l’altra la mia mente vaga libera nei meandri dell’immaginazione in cerca di leggerezza e mi ritrovo tra Carlo Verdone e Laura Chiatti settantenni, al posto di Tom Courtenay e Charlotte Rampling, che sorpresa, sorrido tra me e me, il pubblico si anima, li osserviamo recitare con trasporto, gesticolare animatamente, sviscerare il problema esternando emozioni e perplessità, Verdone attore e regista, mi guardo intorno, la location è inadatta alla sua sensibilità, ne immagino una più mediterranea, mi sto divertendo e penso così a un altro possibile cast, di tempo ne ho

è il turno di Woody Allen, eccolo nervosamente seduto sulla sua sedia da regista e anche nei panni di un vecchio marito commosso alla notizia che la sua amata di un tempo è stata ritrovata intatta sotto una coltre di ghiaccio in Svizzera e comunica subito alla moglie, Diane Keaton ovviamente, la sua intenzione di salire sul primo aereo per riabbracciarla per l’ultima volta, lui e lei a parlarne fino a notte fonda per impedire al non detto di creare malintesi

il mio respiro si affretta, le spalle si sollevano, l’attenzione è alta e riesco finalmente ad immedesimarmi nella storia, rapita dalle emozioni, sento lo stridore nel cuore di Geoff e il dolore di sua moglie, quando d’un tratto la realtà mi si para davanti, ritorno in me, e sullo schermo ritrovo Tom e Charlotte, severi, parchi di emozioni, controllati, ma io non demordo, voglio di più, voglio uscire intrisa di sensazioni che mi facciano sognare per tutta la settimana fino alla pellicola successiva, sbircio più in là e intravedo dietro le quinte Paolo Genovese a braccetto con Andrew Haigh, si stanno scambiando consigli, con delicatezza, Andrew si rabbuia, lui è diverso, certo, come ci si può intromettere nella testa di un altro, come

Dustin Hoffman, Ralph Fiennes, Jack Nicholson, quali partner vorrebbero al loro fianco, chi desidererei io, la mia vicina, tutti gli spettatori, chi, Meryl Streep, Michelle Pfeiffer, Tilda Swinton o chissà la prosperosa Sofia Loren in un tripudio di forme e tonalità

proseguo la visione del film cercando l’interprete più adatto per ogni scena

che spasso

Elisa Bollazzi

Per leggere la recensione del film in occasione della sua proiezione  al Festival di Berlino  cliccate QUI

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