È il pubblico il centro di tutto. Lo sguardo che viene rivolto verso un certo oggetto ne determina per la gran parte il significato. L’oggetto cambia se messo di fronte a occhi diversi: un elettricista attento ad allestire le luci nella sala del Louvre guarderà la Gioconda con occhi diversi rispetto a quelli del restauratore che ne osserva le crepe, ne cura i segni del tempo. E lo sguardo di quest’ultimo sarà a sua volta differente rispetto a quello di un turista che si è fatto sei ore di aereo solo per riuscire a vedere (di sfuggita, dietro a un mare indefinito di schermi del telefono e fotocamere) quel celeberrimo capolavoro di Leonardo.
Guardare un’opera d’arte sapendola tale, insomma, contribuisce ad autenticarla come opera d’arte. Ma non è detto che quell’oggetto arte lo sia sempre stato. Non è detto che abbia sempre richiesto quel tipo di sguardo.
Qualche giorno fa mi sono imbattuta per caso in una piccola mostra – che si è rivelata essere una chicca – nella biblioteca di Vimercate. Pochi pezzi di patchwork, tutti a mio avviso molto belli. Alcuni geometrici, altri figurativi. Certi mi hanno ricordato le stampe giapponesi, con un chiaro rimando al culto della natura e dell’equilibrio che l’arte orientale persegue; in altri ho riscontrato un lampante influsso secessionista, un tributo all’estro di Klimt, per essere precisi. I miei occhi da amante d’arte hanno ricercato in quelle coperte ogni rimando, ogni influsso che la mia cultura figurativa ha saputo risvegliare.
Arte, significati segreti, racconti. La verità sta negli occhi di chi guarda.
Ancora una volta una questione di sguardi.
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Biblioteca Civica di Vimercate
La più giovane del gruppo, blogger appassionata d’arte (suo è il sito A Spasso con Apollo e Dionisio), instancabile frequentatrice di gallerie e musei. Aspirante giornalista culturale, il suo stile fresco e sincero vi spingerà a scoprire più di una mostra.
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