Ronnie e Reggie son fratelli, sono gemelli, sono identici in tutto tranne che nei gusti e nei modi. Ronnie ama le maniere forti, non ha mezzi termini e vive controcorrente. Reggie è coraggioso, è charmant, è un animale sociale e sa tessere rapporti d’affari proficui per tutti, soprattutto se poco leciti. Insieme, i due sono complementari e incutono cosi tanto timore da assurgere ben presto a Re di Londra. Siamo negli anni ’50 – ’60 e questo insolito duo di gangster riuscì ad avere l’intera City nelle proprie mani al punto di ingolosire la mafia d’oltre oceano.
Come si confà alle migliori favole, però, alla fine sopraggiunse la resa dei conti. Dopo un bagno di sangue il bene trionfò ed entrambe finirono col trascorrere i loro giorni, per motivi diversi, sotto chiave. La loro è una di quelle storie vere che ben si adatta ad arrivare su grande schermo: la realtà supera notevolmente la finzione e offre un equilibrato mix di tensione, azione e romance. C’è l’ascesa, la tragedia e la caduta. C’è l’amore per una donna e il confronto con la famiglia. E non manca la volontà di redenzione unita all’impossibilità di cambiare la propria indole.
La vita dei gangster londinesi, confluita nel 1972 nel libro di John Pearson The Profession of Violence: The Rise and Fall of the Kray Twins, e impressa su pellicola per la prima volta nel 1990 in The Krays – I corvi, torna oggi sotto i riflettori con nuovo smalto e con un protagonista d’eccezione, Tom Hardy. L’attore britannico, recentemente candidato all’Oscar® per l’eccezionale interpretazione in Revenant – Redivivo, regge da solo tutto Legend, (questo il titolo del film), riporta in vita sia Ron sia Reggie e si dimostra una volta in più camaleontico, davvero a suo agio in ruoli insidiosi. Il risultato è che dimentichiamo il tempo e, considerando la durata di oltre 130 minuti, ciò non era scontato.
Nonostante si senta la mancanza dietro la macchina da presa di una mano in grado di far emergere performance memorabili, il regista norvegese Brian Thomas Helgeland (famoso per aver sceneggiato opere come Mystic River e L.A. Confindential, per cui vinse un Oscar®) ha il merito di sviluppare la trama senza mai perdere il ritmo. Riesce a catalizzare lo spettatore e gli rende i Kray (e i loro metodi) quasi simpatici. Tratteggia il legame particolare che unisce i due senza mai eccedere, senza sprofondare in un dramma traboccante risvolti psicologici, che avrebbero appesantito un racconto in cui l’amore è il fil rouge.
Il narrante è, infatti, Frances, la moglie del fascinoso Reggie, la quale esordisce ricordandoci che “ci vuole molto amore per odiare tanto una persona”. La fotografia dona una patina vintage, la musica ci riporta indietro e l’incredibile e passionale tragedia ci trascina lontano dimenticando le imperfezioni e senza sentire la necessità di essere difronte ad un capolavoro.
Legend probabilmente non vi rapirà il cuore per sempre ma ha una confezione accurata e, con attenzione, in modo sobrio ed elegante, racconta una storia sanguinosa e poco conosciuta, in grado di sedurre tutti, non solo i giovani.
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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