Joel Edgerton, sceneggiatore, produttore e attore di pellicole come Star Wars Episodio II e III, Zero Dark Thirty del premio Oscar Kathryn Bigelow, Il Grande Gatsby del geniale Baz Luhrmann, Exodus di Ridley Scott e il recente Black Mass al fianco di Johnny Depp, ha deciso di mettersi in gioco passando dietro la macchina da presa per firmare la sua prima regia con The Gift.
La versione italiana del titolo, ‘Regali da uno sconosciuto‘, non è pienamente comprensibile poiché il personaggio incarnato da Edgerton, ‘Gordo‘ Mosley, inizia a fare regali all’altro protagonista del film, Simon Callen (Jason Bateman), rivelandosi non un semplice estraneo piombato improvvisamente nella sua vita, bensì un vecchio compagno di classe. Data la loro conoscenza in età giovanile, la questione rimane sollevata: perché tradurre il lungometraggio con un titolo che risulta fuorviante e privo di significato? Molto appropriato sembra essere invece quello originale, il cui senso è racchiuso nella sorpresa conclusiva che, senza dubbio, tenta di stupire gli spettatori.
L’artista australiano realizza un vero e proprio ‘sentimental drama’ scandito da sequenze che virano verso il thriller senza però avere quel vigore necessario a trasmettere una benché minima sensazione di tensione attraverso le immagini. Autore anche dello script, Edgerton riesce a descrivere in modo approfondito il rapporto esistente tra i protagonisti della vicenda, palesando le loro debolezze e le paure. Il limite del soggetto è quello di svelare fin da subito i punti di forza e le zone d’ombra dei personaggi caratterizzandone in modo troppo specifico e particolareggiato i comportamenti e confermando quanto ogni azione compiuta dagli stessi diventi banale e priva di determinati ribaltamenti di fronte. Il film mantiene la propria vitalità quando il racconto resta circoscritto nell’ambito del genere drammatico mentre non riesce a ricalcare totalmente le atmosfere cupe e inquietanti tipiche delle opere di suspence.
Jason Bateman, alla ricerca della storia ideale per tentare di distaccarsi il più possibile dalle ultime performance ‘comiche’, si cala nella parte in maniera credibile, aiutato anche da una Rebecca Hall con cui dimostra di essere in perfetta sintonia. Creatore di false chimere, il cosiddetto ‘sogno americano’ ha mietuto molte vittime e tormentato l’esistenza di coloro che hanno vissuto nella speranza di poterlo raggiungere per sfuggire dai fantasmi del proprio passato: è questo l’assioma su cui si basa The Gift. Il regista costruisce un trattamento psicologico dallo sviluppo lineare all’interno del quale gli interpreti sono coinvolti completamente a livello emozionale e restano spiazzati, insieme al pubblico, al cospetto dell’incredibile colpo di scena e del ‘dono’ finale.
Cristiano Crippa
Recensione pubblicata anche su CineAvatar.it
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