È davvero finita. La 66° Berlinale ha proclamato i suoi vincitori. Alcuni li avevamo subodorati, altri erano i nostri preferiti. Alla fine si sono avverati i pronostici più accreditati e le voci di corridoio delle ultime ore. A molte opere avevamo già dato spazio, altre lo avranno nelle prossime ore. In generale, questa edizione ha visto concorrere ottime pellicole, tutte di cineasti affermati e tutte con uno zoccolo duro di supporter tra gli addetti ai lavori (e non). Il pubblico è accorso numeroso e di molti dei 434 film proiettati ne sentirete ancora parlare.
Ad agguantare l’Orso d’Oro come miglior film è stato l’italiano Fuocoammare di Gianfranco Rosi, arrivato al festival giusto con un timing perfetto.
L’Orso d’Argento Alfred Bauer Prize, come prevedibile, è andato invece al cineasta più eclettico: Lav Diaz, un regista in grado di far salire sul podio ogni sua nuova fatica. Che sia Venezia, Locarno o Berlino, non fa differenza: se c’è Diaz, lui vince. A Lullaby to the Sorrowful Mystery secondo i suoi estimatori non è un capolavoro, ciò nonostante ha saputo distinguersi e il suo stile ha contribuito a riconfermarlo su scala mondiale.
Mia Hansen-Løve è stata considerata la miglior regista. Sin dalla proiezione stampa, L’Avenir si era fatto notare ed era entrato nella rosa dei papabili (qui la recensione). Noi credevavo che Quand on a 17 Ans di André Téchiné avrebbe avuto la meglio. Peccato. siamo però sicuri che andrà lontano e trionferà nei prossimi mesi. Il modo in cui Téchiné esplora i sentimenti e riesce a entrare nel profondo dei giovanissimi ha un non so che di magico e come ha diretto Kacey Mottet Klein è da applauso quindi (domani) lgi dedicheremo molte più righe.
Proseguiamo la carrellata: il premio della giuria va a Smrt u Sarajevu (Death in Sarajevo) di Danis Tanović (qui la recensione). Una pellicola che ci ha fatto ridere e sospirare: semplice, claustrofobica, caratterizzata da un continuo entrare e uscire, da una costante alternanza di situazioni tanto routinarie e reali quanto paradossali. Bastano un paio di ore nei corridoi dell’albergo di Sarajevo in cui si svolge la storia, per farci scuotere la testa difronte alle assurdità degli esseri umani. Anche Tanovic non è nuovo alle vittorie e il suo lavoro, equilibrato, sapiente, illuminante non ci stupisce abbia sedotto sia la giuria presieduta da Meryl Streep sia la giuria FIPRESCI.
L’orso d’argento per la migliore attrice è andato, come sperato, all’attrice danese Trine Dyrholm per la sua stupefacente interpretazione in Kollektivet diretto da Thomas Vinterberg. Eravamo tra quelli rimasti folgorati dalla sua bravura, non possiamo fare altro che rimandare alla recensione dei giorni scorsi (qui).
Miglior attore è stato il tunisino Majd Mastoura per la sua performance in Inhebbek Hedi (Hedi) di Mohamed Ben Attia, film che ha vinto anche nella categoria migliore opera prima, portando a casa un assegno del valore di €. 50.000.
I riconoscimenti assegnati non sono, infatti, solo quelli della giuria internazionale – composta da Meryl Streep (Presidente), Lars Eidinger, Nick James, Brigitte Lacombe, Clive Owen, Alba Rohrwacher e Małgorzata Szumowska – ma anche quelli delle giurie parallele e indipendenti. In totale le giurie erano 9 e i premi assegnati sono stati 124. Se siete curiosi di conoscere tutti i lungometraggi e i corti con cui vi ritroverete nel buio di una sala nel futuro prossimo, QUI trovate l’elenco completo, se invece volete scoprire le pellicole viste e gli eventi a cui era presente MaSeDomani, QUI potete leggere il nostro diario in aggiornamento sino al prossimo fine settimana.
Continuate a seguirci!
Vissia Menza
n.d.r. vi ricordiamo che con un click sulle parole in rosso potete leggere gli approfondimenti
Last update: 21 febbraio 2016 ore 10.15
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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