Speciale Berlinale 2016: Meryl Streep incanta Berlino

Anche il primo fine settimana di Festival è agli sgoccioli. Come da consuetudine questi sono i giorni più caldi: in programma tante hit americane, a cui si affiancano le migliori produzioni europee e le avanguardie.

Ieri sera c’è stata la prima di L’Avenir di Mia Hansen-Love, questa sera è toccato a un altro lavoro dei cugini d’oltralpe: Quand on a 17 ans (Being 17) di André Téchiné con Sandrine Kiberlain, Kacey Mottet Klein, Corentin Fila e Alexis Loret. Storia di due compagni di liceo che si detestano e per vari scherzi del destino si ritrovano sotto lo stesso tetto in un periodo molto delicato della loro crescita (a breve la nostra recensione). Ma regina della giornata è stata Meryl Streep.

© Brigitte Lacombe

Il presidente della giuria internazionale ha, infatti, tenuto una masterclass durante la quale ha ripercorso la propria carriera, ha raccontato aneddoti legati ai film più rilevanti del suo strabiliante curriculum, ha sedotto la platea con la sua eleganza e bravura. Incredibile è stato scoprire che tutto è iniziato con una cameriera che inciampava. Esatto, un’esordiente Meryl Streep, vestiva i panni di una donna di servizio che inciampava ogni volta che entrava in scena, quando un altrettanto giovane Robert De Niro la vide e decise di proporla quale interprete femminile de Il Cacciatore, film all’epoca in lavorazione. E non è finita qui. Poco dopo, l’attrice si trovò tra le mani un copione scarno, dato che le sue battute non erano ancora state pensate. Cosa che le ricapitò in Kramer contro Kramer, al punto che si convinse fosse destino alle audizioni non avere mai delle parti scritte nel dettaglio. Ovviamente dovette ricredersi ne La donna del tenete francese, la cui accurata sceneggiatura era del drammaturgo inglese Harold Pinter.

Un’altra ricorrenza è stata la collaborazione con Mike Nichols (il regista di Closer e La guerra di Charlie Willson, deceduto all’età di 83 anni nel 2014). Senza mezzi termini l’ha definito una delle figure più importanti della sua carriera e vita. Era un suo grande amico e non perdeva occasione di chiederle come fosse lavorare con i colleghi, domanda che le è stata posta anche oggi. Nonostante le sia impossibile scegliere (basta scorrere l’elenco di chi l’ha diretta, per comprenderne il motivo), ha condiviso qualche aneddoto sul mitico Clint Eastwood. Un professionista che riesce a scindere l’essere attore dall’essere regista. Ne I Ponti di Madison County, per esempio, la Streep sapeva esattamente quando aveva difronte il suo partner di scena o il determinato cineasta. Bastava uno sguardo e tutto cambiava. Dal racconto è emerso un uomo dedito al lavoro, che non ha variato in modo sensibile i ruoli ma quelli che ha scelto li ha resi al meglio. Uno che non ama girare più volte le stesse scene, non dice “ciak” e filma le prove (mettendo in crisi gli attori). Una grande persona.

Prima di giungere al termine, sono arrivate anche domande sulla sua recente “apparizione” in Suffragette e se un giorno la vedremo in regia. A quest’ultima ha risposto che non crede capiterà mai, molto interessante è stato invece scoprire il retroscena della sua partecipazione al film di Sarah Gavron: era consapevole che la sua presenza avrebbe portato fondi di vitale importanza al progetto, quindi ha accettato.

L’incontro di oggi è stato travolgente e intenso. Mary Louise Streep, nota come Meryl Streep, oggi detiene un record di candidature agli Oscar® (se ne è aggiudicata ben tre) e ai Golden Globe, ed ha vinto tutti i premi più ambiti. Chissà se la ragazzina folgorata dalla bellezza di Carole Lombard nel bellissimo To Be or not To BeVogliamo vivere! (recentemente tornato su grande schermo, la recensione qui) avrebbe mai immaginato di diventare una delle più grandi icone del cinema.

Vissia Menza
un ringraziamento speciale a Michelle Iwema

 

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