New York, 1981. Qualsiasi abitante della Grande Mela ricorda bene gli anni ’80. Un periodo di violenza inaudita, di corruzione e scalate sociali spietate. L’81, secondo le statistiche, fu il peggiore, a most violent year, appunto. In questa cornice di riscatto e voglia spasmodica di successo, s’inseriscono Abel Morales e la sua bella moglie Anna. Lui è ossessionato dal fare le cose per bene ed ha una fiducia incrollabile nella giustizia e nella meritocrazia, lei è figlia di un boss locale ed è ancora più determinata del marito a vincere. Lui ha il volto di Oscar Isaac, lei è Jessica Chastain. Grandi amici nella vita, coniugi affiatati e ottimi complici sullo schermo, i due recitano in un film dalle forti tinte noir, dallo svolgimento cosi intenso da convincere anche una platea del Vecchio Continente nonostante tratti di una storia tutta americana.
Terzo lungometraggio di J.C. Chandor, regista dell’acclamato Margin Call e di All is Lost – Tutto è perduto, 1981: Indagine a New York è uno di quei thriller densi, cupi, drammatici, che ti trascinano con determinazione dentro le pieghe della propria trama, che ti fanno sentire il respiro dei protagonisti, che ti tengono attento sino all’ultima battuta di un finale che ti lascerà sfinito ma soddisfatto. Con un’aura fané e una fotografia calda, la pellicola ci riporta indietro nel tempo, nel quotidiano, nell’intimo di un marito e imprenditore che dovrà fare i conti con la volontà e con una realtà costellata di minacce e altre scorrettezze. Nonostante la fede nel sogno americano, il nostro Abel si confronterà coi propri limiti, scoprirà le risorse nascoste della propria moglie, subirà le conseguenze tipiche per un ispano-americano che pensa in grande e vuole avere tutto senza scivolare nell’illegalità – e quel conto sarà salato.
L’alchimia tra i due attori è palpabile e le difficoltà (e le angosce) che deve affrontare Abel, diventano le nostre. L’esplorazione dell’animo sempre più tormentato dell’uomo avviene con lentezza, facendoci assaporare ogni momento e provocandoci più di un sussulto quando intuiamo come si evolveranno alcuni passaggi. Oggettivamente l’opera è priva di roboanti colpi di scena, in compenso ci regala due ore di intrighi, supposizioni, vittorie, sconfitte, disillusioni e speranze. La tenacia e la buona fede che sprigiona il nostro eroe ci sconvolge e ci rinvigorisce.
La ricostruzione di un’epoca andata è accurata. Chi era troppo piccolo o distante da New York quando si svolsero i fatti non può fare a meno di provare curiosità e rimanere sedotto dal turbinio di passione e sfacelo, dalle inquadrature dolci e ammalianti e dalla City che ogni tanto compare maestosa. Chi c’era, probabilmente proverà empatia col povero Abel e, sospirando, ricorderà uno dei periodi più cupi della propria città. Gli altri subiranno il fascino di questa storia tutta americana che si sviluppa in una delle metropoli più indimenticabili del Nuovo Mondo.
1981: Indagine a New York è un film che non ti aspetti: è elegante, attento e mostra la fragilità dell’essere umano contrapposta alla durezza del business. È istintivo. È da vedere.
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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