la sala è già affollata, arrivo all’ultimo minuto con le mani imbrigliate nel cappotto la sciarpa e i guanti, mi sistemo comoda nella mia solita poltrona di ogni giovedì sera, rilasso le spalle tiro il fiato e mi calo fiduciosa nella commedia brillante di stasera mentre le luci se ne vanno altrove
il regista
e
il cast
sono una garanzia
un gruppo di amici ben assortiti
in
scena
Peter Bogdanovich ci trasporta con maestria nella Manhattan dei nostri sogni tra casualità, coincidenze e paradossi, ridiamo di gusto sorpresi dagli intrecci inaspettati sperando di veder spuntare prima o poi l’amato Woody Allen
ci sentiamo a casa
nella
stimolante
New York
cinematografica
la macchina da presa si destreggia a ritmo incalzante tra i mille imprevisti della trama privilegiando colorati primi piani dalle fisionomie marcatamente statunitensi, un ritocco qua e là, o meglio più ritocchi qua e là, strane attaccature di capelli, una buffa gobbetta su un naso dalla punta irregolare, zampe di gallina mascherate, capelli gialli su visi ingigantiti al limite della caricatura che spesso mi distolgono dagli eventi
il mento pronunciato di Arnold è identico a quello di un altro attore, ma quale, non mi sovviene, corro a cercarlo nei meandri della mia mente quando fortunatamente una fragorosa risata collettiva mi riporta in sala davanti al sorriso rettangolare di Delta che mi fa riflettere sulla sua arcata dentaria, sicuramente più affollata delle altre, non ho dubbi
ah
quanti primi piani
e
quante confidenze
il pubblico attento parteggia per il viso d’angelo della splendida protagonista Imogen Poots in scena come Isabella”Izzy” Glo Sticks, romantica escort/Musa e paladina del lieto fine, dispensatrice di gioie e nuove ragioni di vita a parer suo, tra i suoi clienti il regista Arnold Albertson che lei ritroverà casualmente a un’audizione con le inevitabili conseguenze a catena che vi lascio immaginare
un vero spasso
Izzy è una purosangue britannica, spontanea e adorabile, dai denti irregolari che mai un’attrice americana sfoggerebbe nel mezzo di un incantevole sorriso
evviva
i denti storti
abbasso
la chirurgia estetica
il pubblico presente, e anche quello assente, si congeda con la pace nel cuore rassicurato dall’entrata in scena di un famoso regista, un premio a chi lo riconosce,
che
si prenderà cura
della nostra amata
Isabella
Elisa Bollazzi
Artista e scrittrice si diletta a trasformare in un flusso di parole la sua vita itinerante da una galleria a un museo da una sala cinematografica a un teatro da un incontro con l’autore a una biennale.
Inizia a scrivere a sei anni sotto l’amorevole guida dell’adorata maestra Luigia. Dapprima le vocali: 40 a 40 e 40 i 40 o 40 u in seguito le consonanti, 40 per ognuna e quindi tutte in fila. Di lì a poco vocali e consonanti abbracciate in mille modi all’apparenza indecifrabili: ab ac al am an ao ar as at au av az Ba bo bu Ca cc ci cr cu Da du Aa dd nn pp ss vv zz, inspiegabili suoni che d’un tratto trovano un senso e come d’incanto si trasformano in parole e pensieri. Elisa sa guardare, ascoltare, pensare e ora anche scrivere: il gioco é fatto!
Dal 1990 si dedica con devozione al suo Museo Microcollection
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