in gruppo, in coppia o spaiati l’affezionato pubblico raggiunge la solita sala cinematografica come ogni giovedì sera da anni e io sono tra loro, ci sediamo, qualche parola sulle festività appena concluse in attesa d’immergerci nel primo film del nuovo ciclo di cineforum
all’improvviso
l’oscurità e la musica
ci
zittiscono
accogliamo a braccia aperte le stupende immagini che ci rimbalzano tra Parigi e New York nella vita del celebre funambolo Philippe Petit, interpretato magnificamente dall’attore Joseph Gordon-Levitt, dapprima bambino alle prese con un’infanzia difficile e in seguito adolescente ribelle in fuga da un padre autoritario
una storia vera dalle suggestioni fantascientifiche tanto risulta inverosimile la camminata mozzafiato del 23enne Philippe in equilibrio su un cavo metallico teso tra le torri gemelle di New York la mattina del 7 agosto 1974 eppure è successo e non una sola volta ma ben otto volte avanti e indietro senza protezione a più di 400 metri d’altezza per la durata di 45 minuti
lassù
Philippe
passeggia
si siede
si stende
ringrazia il pubblico
e
tre quarti d’ora dopo
si fa arrestare
un regalo confezionato meticolosamente dal nostro eroe e da un manipolo di complici quel memorabile 7 agosto per la gloria di se stesso e del pubblico a testa in su nelle strade di Manhattan
un regalo costruito con maestria dal regista Robert Zemeckis per noi privilegiati spettatori ora qui in sala a rivivere in prima persona il cosiddetto crimine artistico del XX secolo, un colpo perfetto di una mente da criminale, così si definì Petit stesso, artista a tuttotondo trainato dalla sua unica ragione di vita l’
ARTE
Philippe è un artista che fa della propria vita un’opera d’arte, ogni suo gesto è una pennellata sulla tela del proprio destino e quel lontano 7 agosto 1974 realizza un’azione performativa artistica ineguagliabile priva di quadri o sculture, ma ricca di emozioni, fremiti, ansie per un folto pubblico incantato
il corpo
protagonista
e
la mente
alla sua guida
sono gli anni delle rivolte contro le regole, la morale, la legge e l’autorità massima, la morte, che Philippe ci ha intimato di non nominare mai, ma spero perdonerà questa mia trasgressione funzionale
sono gli anni in cui i rappresentanti dell’Arte performativa aderiscono a queste lotte scombussolando folle intere in tutto il mondo, Vito Acconci, Marina Abramovic, Chris Burden, Allan Kaprow, Yoko Ono, Gina Pane e
Philippe Petit
è
uno di loro
in cammino sulla corda del proprio destino
un passo dietro l’altro
concentrato
fino alla fine
una vita per l’arte
il pubblico presente in sala assume le parvenze di un corpo di ballo, ognuno con il proprio ruolo, c’è chi rabbrividisce, chi sobbalza, chi trattiene il fiato, un paio di amiche si fanno vicine e si aggrappano alle note musicali di una colonna sonora indimenticabile
provo a mettermi nei panni del temerario funambolo lassù tra le nuvole, ma l’emozione è talmente spropositata che mi ritraggo, mi sento piccola e limitata nel mio ristretto mondo pervaso da mille timori, mi guardo intorno alla ricerca di due grattacieli tra cui tendere il mio cavo personale su cui esercitarmi, ma, ahimè, nemmeno uno in vista
li troverò un giorno
ne sono certa
la precisione di Philippe Petit nell’organizzare il colpo del secolo è identica a quella di Robert Zemeckis nel costruire il suo capolavoro cinematografico
è un onore essere qui al cospetto di questi due grandi personaggi della storia che camminano a testa alta sullo stesso cavo tirato tra loro e il pubblico, un inchino qua e là in tono reverenziale mentre
il
pubblico
in sala e sullo schermo
applaude
riconoscente
,
Elisa Bollazzi
Un click QUI per leggere la recensione scritta in occasione dell’uscita in sala del film
Artista e scrittrice si diletta a trasformare in un flusso di parole la sua vita itinerante da una galleria a un museo da una sala cinematografica a un teatro da un incontro con l’autore a una biennale.
Inizia a scrivere a sei anni sotto l’amorevole guida dell’adorata maestra Luigia. Dapprima le vocali: 40 a 40 e 40 i 40 o 40 u in seguito le consonanti, 40 per ognuna e quindi tutte in fila. Di lì a poco vocali e consonanti abbracciate in mille modi all’apparenza indecifrabili: ab ac al am an ao ar as at au av az Ba bo bu Ca cc ci cr cu Da du Aa dd nn pp ss vv zz, inspiegabili suoni che d’un tratto trovano un senso e come d’incanto si trasformano in parole e pensieri. Elisa sa guardare, ascoltare, pensare e ora anche scrivere: il gioco é fatto!
Dal 1990 si dedica con devozione al suo Museo Microcollection
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