Giorni fa mi è stato chiesto quali fossero le impressioni provate vedendo il nuovo film di Star Wars che sta polverizzando qualsiasi record mondiale ottenuto da pellicole precedenti. All’ennesima esclamazione “intanto tu sei una fan” un fiume di parole si è riversato sulla tastiera perché Il Risveglio della Forza mi è piaciuto ma sono fan di ben altra serie. Il pezzo originale era troppo lungo per un approfondimento collettivo di redazione (che trovate QUI), chi ha letto il testo mi ha incitata però a conservarlo e pubblicarlo in un momento successivo. L’Epifania chiude il periodo festivo e – a meno di capovolgimenti improvvisi (che con Guerre Stellari possono accadere) quelle che seguono saranno tra le mie ultime – personalissime – righe prima dell’Episodio 8.
Sono quarant’anni che le persone avulse dalla fantascienza confondono la saga cinematografica ideata da George Lucas con la serie TV nata dalla mente di Gene Roddenberry. Mettiamo un punto fermo: Star Wars non è Star Trek e non lo sarà mai. Qui non ci sono esploratori intergalattici, di sicuro non regna un’idilliaca pace interstellare e nessuna nave spaziale è alla ricerca di un primo contatto con nuove forme aliene. Questo è Star Wars e il settimo episodio della serie è l’ennesimo capitolo di una storia imperniata su falsi idoli, dittatori senza anima (e vita ?) e un manipolo di resistenti che si muovono in un tempo molto simile all’evoluzione catastrofica del nostro presente. Il male ha temporaneamente – speriamo – la meglio e lascia solo le briciole alle forze di un bene alquanto malconcio. Grande metafora della pessima era che stiamo vivendo con non poche bacchettate, ben visibili a coloro che hanno voglia di trovare le similitudini con la realtà fuori dalla finestra. Perché Il Risveglio della Forza sta conquistando tutti? Perché ci possiamo immedesimare in quel disastro sociale e nella voglia di riscatto, perché siamo ogni giorno a caccia di eroi e leader carismatici in cui riversare le nostre speranze, perché il plot ha meno filosofia e maggiori esplosioni, rincorse, ironia, sottile sentimento e in esso ci possiamo perdere e dimenticare. Tutti elementi che tanto piacciono alle generazioni 2.0 e meno a chi è caccia di sostanza e si nutre di fine arte del narrare per immagini, senza per forza essere nostalgici di Kubrik. Forse, sono solo figlia degli anni ‘70, le opere del maestro le ho subìte e la prima trilogia lucasiana ai miei occhi di bimba era permeata di eccessiva tragedia e tristezza.
Amo Star Trek perché, al di là degli scontri (che peraltro non mancano anche ai confini della Federazione), dona speranza e fa sognare lo spettatore. Non lo immerge nella miseria umana per scuoterlo ma gli mostra quante belle cose potrebbe raggiungere grazie alle sue innate, meravigliose, qualità. Un messaggio che ho custodito gelosamente sino all’età adulta. Credo che la curiosità, la tolleranza, l’arte del mediare, un sorriso e la bellezza siano in grado di salvarci dall’ombra di noi stessi. Allora evviva i maldestri aspiranti-cattivi, gli avidi servitori che scivolano nella propria bramosia di potere, i novelli eroi con gli occhi a cuore dalle improbabili risorse, di cui neanche loro si capacitano, e le altre figure che popolano questo settimo Star Wars, film che da oggi mi sta un po’ più simpatico. Ma – oggi – le Guerre Stellari sono passate sotto l’egida di Disney, fabbrica indiscussa delle migliori favole, e la macchina da presa è nelle mani di J.J. Abrams, maestro di suspense e di travolgenti azioni. Meno malinconia, più furore, occhiolino strizzato ai giovani e inchino alla nuova figura femminile, segnano una indiscussa virata della saga verso il secondo millennio e io, improvvisamente, mi ammorbidisco e subisco, una volta in più, il fascino di Abrams.
Si, anche una trekkie può amare Il Risveglio della Forza e, forse, proprio per tutte quelle imperfezioni che altri vedono, io no.
Vissia Menza
n.d.r. cliccando sulle parole in evidenza (rosso) potrete leggere la recensione ed altri approfondimenti sul film
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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