Recensione del thriller Regression di Alejandro Amènabar

Regression, il nuovo thriller psicologico di Alejandro Amènabar (il regista di The Others), con protagonisti Emma Watson ed Ethan Hawke, arriva al cinema il 3 dicembre 2015 per dare una scossa al pubblico prima delle celebrazioni natalizie. Storia di Angela, una ragazzina di provincia che un giorno crolla e rivela segreti di famiglia gettando nel panico la comunità e travolgendo il detective locale in un’oscura indagine.

 

RECENSIONE

 

Immaginate di andare in provincia, in una di quelle comunità semplici in cui le superstizioni galoppano veloci. Immaginate che una brava ragazza scoppi a piangere, un giorno, per caso, durante il catechismo e riveli un terribile segreto fatto di sevizie, rituali e altre stranezze subite dentro le mura domestiche, quelle stesse mura che hanno indotto il fratello a scappare e la nonna a darsi all’alcolismo.

Siamo in Minnesota, è il 1990 e il detective Bruce Kenner indaga sul caso di Angela, una ragazzina che accusa il padre di un terribile crimine il quale, nonostante abbia dei vuoti di memoria, non si difende e si assume la colpa con quiete e tranquillità. A questo punto il poliziotto decide di chiedere supporto a uno psicologo per ricostruire una vicenda con troppi punti oscuri.

Photo: courtesy of Lucky Red

Regression è il nuovo film scritto e diretto da Alejandro Amènabar (il regista di The Others). Il filmmaker torna dietro la macchina da presa dopo sei anni di assenza e torna al genere che l’ha reso famoso: il thriller soprannaturale. La storia di Angela ci trascina presto in un incubo dove è difficile capire cosa sia reale e cosa no, chi menta, chi sia stato plagiato e chi stia avendo le prime allucinazioni. Tutto è il contrario di tutto e in sala iniziamo a sperare in una serie di sorprese.

Perché Amènabar non è persona da confezionare una crime story standard, lui è diverso, e lo dimostra anche oggi. In Regression unisce i generi, si addentra nei meandri della psiche, ci induce la claustrofobia e ci fa vacillare complici i tanti dettagli scelti e collocati con attenzione. Alla fine riesce a tenere viva la nostra curiosità sino all’ultima battuta, grazie anche al supporto di attori che non tradiscono le aspettative (Emma Watson ed Ethan Hawke, quest’ultimo sempre ‘maledettamente’ in parte e più proiettato a ruoli che affrontino demoni più o meno reali), ad una fotografia livida e ad una trama che inanella una lunga sequenza di situazioni sinistre. Nonostante i pregi, però, purtroppo, manca l’effetto sorpresa, la suspense non ci fa palpitare, gli incubi non s’impossessano di noi. Non riusciamo a sentirci in Minnesota, non abbiamo del tutto paura per il protagonista, e la certezza che alla fine i buoni vinceranno ci rovina la poesia.

Photo: courtesy of Lucky Red

L’impressione è che l’autore non abbia fatto leva a sufficienza sulle superstizioni più diffuse, sul misticismo, sulle credenze popolari e sulle umane debolezze. La pellicola non ci inquieta quindi i tocchi horror non hanno la presa che dovrebbero. In ogni momento siamo coscienti di essere comodamente seduti in una poltrona di un cinema.

Nell’insieme Regression è un film equilibrato e non banale, a cui manca quel twist finale che gli amanti, come noi, dell’immenso e perfetto The Others, attendevano con ansia. Invece, alla fine, riuscirà a soddisfare solo quella parte di pubblico in cerca di micro-evasioni e scosse solo accennate. Godibile.

Vissia Menza

Recensione pubblicata anche su CineAvatar.it

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