finalmente è giovedì sera, arrivo trafelata al cinema, mi soffermo davanti alla locandina del film e leggo la domanda che troneggia sopra le teste dei due protagonisti, Emilie Dequenne e Loic Corbery
SARA’ IL MIO TIPO?
certo che no
rispondo di getto a mo’ di veggente, la risposta è ovvia ancor prima d’aver messo piede in sala, è lì da vedere, lei così solare, lui così controllato, lei sorridente, lui austero, lo si intuisce chiaramente
lei ama di pancia
lui di testa
è
una storia destinata a finire
se mai avrà inizio
perdiana, fate che non sia vero, mi avvio scoraggiata al mio probabile destino, un altro amore impossibile a minare le speranze di tutti noi, pubblico presente e assente, ah, l’amore, quello vero, fatecelo vivere almeno qui, regalateci una passione indimenticabile per noi tenere Biancaneve, fateci sognare qui ora al buio, tutti i sensi allertati, le orecchie ricettive, gli occhi fissi sullo schermo, in attesa di dolci frasi che ci scaldino il cuore
ah, l’amore
i protagonisti fanno il loro ingresso sullo schermo come una rima alternata, scene di lui Clément, professore di filosofia parigino in via di trasferimento ad Arras, scene di lei Jennifer, avvenente parrucchiera in un salone di bellezza di Arras, tenera madre separata e con un figlio, ancora immagini di lui e poi di lei
lui lei
lui lei
ed eccoli infine
loro due
insieme
Clément e Jennifer si incontrano, lei la parrucchiera lui il cliente, lei gli tocca la testa, gli smuove i capelli e i pensieri, gli propone un nuovo taglio, lui serio e controllato, lei sognante, lui si annoia nella quiete della provincia e tornerà da lei
lui lei
lui lei
ed eccoli infine
loro due
insieme
siamo tutti pronti a scioglierci teneramente, ma fin dalle prime sequenze sappiamo che non accadrà, lei appare affettuosa e lui anaffettivo, qua e là segnali premonitori, ahimè, invisibili all’ingenua Jennifer, allora diciamoglielo, risparmiamole un’inutile sofferenza, qualcuno si alzi la afferri per le spalle e la scrolli con forza, potrebbe essere nostra figlia, nostra sorella, l’amica del cuore, le vogliamo già bene, mi giro di qua e di là irrequieta, cerco comprensione, che qualcuno intervenga, i visi dei miei vicini sono tesi, intrappolati nella storia, parteggiano tutti per lei, è evidente, vorremmo allontanarla dal precipizio dietro l’angolo, eppure rimaniamo tutti lì immobili, tra ansia e sconforto
il regista ci prende per mano e con delicatezza ci conduce nei meandri dell’innamoramento, i primi approcci, le attese, il batticuore, quei segnali premonitori qua e là per metterci in guardia, i contrasti, le incomprensioni, i sospetti
un crescendo
la trama incalza con abilità della regia e del cast, il racconto è avvincente, la fotografia calibrata, i giochi evidenti
tifiamo tutti per lei
perchè
la si stima
e
le si vuole bene
lei è vera
lui è finto
lui la trasforma, le dipinge gli occhi del colore della tristezza, le strappa il sorriso dal viso e lo getta lontano, lei si incupisce ogni giorno di più finché all’improvviso si ravvede e rifiuta quell’amore malato che lui le ha incollato addosso
lei esce di scena trionfante al ritmo di I will survive e se ne va a riavvolgere la pellicola per riprendersi il suo sorriso
Elisa Bollazzi
Artista e scrittrice si diletta a trasformare in un flusso di parole la sua vita itinerante da una galleria a un museo da una sala cinematografica a un teatro da un incontro con l’autore a una biennale.
Inizia a scrivere a sei anni sotto l’amorevole guida dell’adorata maestra Luigia. Dapprima le vocali: 40 a 40 e 40 i 40 o 40 u in seguito le consonanti, 40 per ognuna e quindi tutte in fila. Di lì a poco vocali e consonanti abbracciate in mille modi all’apparenza indecifrabili: ab ac al am an ao ar as at au av az Ba bo bu Ca cc ci cr cu Da du Aa dd nn pp ss vv zz, inspiegabili suoni che d’un tratto trovano un senso e come d’incanto si trasformano in parole e pensieri. Elisa sa guardare, ascoltare, pensare e ora anche scrivere: il gioco é fatto!
Dal 1990 si dedica con devozione al suo Museo Microcollection
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