Cineforum – Il film MIA MADRE: quel ballo è l’unica cura

la sala è affollata di spettatori seduti composti a testa bassa in religioso silenzio quasi fossero qui radunati per una veglia di preghiera, chi più chi meno siamo già tutti contaminati dalla trama, si è letto tanto e se ne è sentito parlare ancora di più, gli occhi spenti, i fazzoletti a portata di mano, il dolore attorcigliato alle nostre spalle per inglobarci a sé

sappiamo cosa ci aspetta

la sofferenza preannunciata offusca la sala, finalmente calano le luci, si apre il sipario e lo schermo si colora di un nero funereo su cui scorrono i nomi in caratteri bianchi, silenzio, ecco stiamo per addentrarci nel cuore della questione

tra le tenebre

Photo: courtesy of 01 Distribution

il dolore ci cola addosso come una lava incandescente da quello schermo prolifico, ci ricopre dentro e fuori, riportando ognuno di noi con la memoria al capezzale di qualcuno, bussando alla porta di quei ricordi indesiderati che se ne stavano tranquilli là dov’erano, riemergono singhiozzanti, sentiamo già il male sulla pelle, in gola, udiamo lo strazio chiamarci a sé, decine di occhi lucidi punteggiano il buio, un cielo stellato, lo schermo è dispensatore di vita vissuta nostro malgrado

fin dalle prime battute entra in scena un ego smisurato a braccetto con il dolore, un pavone gonfio che si avvia lungo i meandri della trama, si avventa su di noi e tra isterismi, ipercontrollo e ansia

ci tramortisce

Photo: courtesy of 01 Distribution

l’ego spropositato di Margherita, la bella regista protagonista, un ego che le è sempre accanto, incurante di chi le sta intorno e dei punti di vista altrui, il primo pensiero rivolto sempre a se stessa, un ego che durante la malattia terminale della madre vacilla e si cimenta in inconsueti momenti di riflessione, un estremo percorso di comprensione della vita quando, chissà, è troppo tardi, il danno è fatto ormai, i ricordi che lascerà di sé saranno tanto diversi da quelli della sua dolce genitrice

la madre sul letto di morte
e
la figlia al suo capezzale

dolcezza
e
tensione

Photo: courtesy of 01 Distribution

peccato accorgersi delle esigenze altrui solamente in età avanzata dopo inutili strigliate e critiche severe, spesso immeritate, ad amici e parenti, dipendenti e colleghi impotenti per lunghi anni

insegnateci a considerare gli altri se non ci viene spontaneo, ditecelo per cortesia, l’avete fatto, probabilmente non abbiamo sentito, allora ripetetecelo a voce più alta e rassicuratevi che il messaggio sia giunto a destinazione, facciamo le prove, come in scena, finché tutto scorra in armonia

tre due uno ciak si gira

prova

stop stop

così non va

si ricomincia

ma la vita è altro si sa, ma la vita è altro si sa, ma la vita è altro si sa, ma la vita è altro

all’improvviso

lo schermo ci regala un ballo

sulle note di Charisma

Photo: courtesy of 01 Distribution

un ballo scatenato e liberatorio tra un ineguagliabile John Turturro e la florida costumista del film accolto a braccia aperte da un pubblico in debito di spensieratezza, l’arte vero sostegno della vita, per sempre

una rosa nel deserto

un intermezzo

quel ballo è l’unica cura, ci accompagna fino all’uscita e attutisce il nostro dolore

Elisa Bollazzi

n.d.r. tutti i post dedicati al film con un click QUI 

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