This is the end
Torniamo a Panem, torniamo al fianco di Katniss Everdeen alias la Ghiandaia Imitatrice, torniamo nel centro della battaglia per conquistare la libertà. Il capitolo conclusivo degli HUNGER GAMES è infine nei cinema per la gioia dei fan dei libri di Suzanne Collins e di quelli dell’attrice Jennifer Lawrence. Il quarto film chiude la saga senza roboanti azioni o colpi di scena. Un po’ sottotono rispetto alle aspettative e decisamente troppo lungo (dura “solo” 137 minuti), senza dubbio verrà apprezzato dagli afficionados.
RECENSIONE
Siamo stati al fianco di Katniss Everdeen per anni, l’abbiamo conosciuta adolescente impavida che si sostituiva alla sorella in un gioco al massacro quale gli Hunger Games. L’abbiamo vista tornare in quell’arena che odorava di morte più volte e piegarsi al volere dei tiranni. Abbiamo tifato per lei quando ha alzato la testa e con passione ha deciso di ribellarsi. L’abbiamo accompagnata durante la crescita e al momento della trasformazione in un leader cosi perfetto da diventare la Ghiandaia Imitatrice. Katniss è ad un passo dall’unire tutto il popolo in nome della rivoluzione, della libertà e dell’uguaglianza e tornare a vedere un futuro. I potenti hanno paura di lei, i guerrieri la seguono senza opporre resistenza e i suoi due grandi amori, tra alti e bassi, sono sempre al suo fianco.
L’eroina nata dalla penna di Suzanne Collins è oramai una donna e oggi, dopo ogni sorta di battaglia, è il vero capo di una guerra che terminerà solo con la fine della tirannia. Determinata, testarda, assistita da una buona stella, Katniss segue il suo istinto e si getta, ancora malconcia (il motivo risale alla precedente puntata – qui), nell’ultima folle – ma decisiva – impresa: andare all’assalto della Capitale. Riuscirà ad avere la meglio e a far regnare la pace a Panem?
Il quarto e ultimo capitolo della fortunata saga americana torna su grande schermo dopo un’attesa lunga un anno, durante la quale i fan sia del romanzo sia della protagonista Jennifer Lawrence sono rimasti in tensione, tanti erano i dubbi. Sarebbe riuscito a eguagliare, se non addirittura a superare il libro? Sarebbe riuscito a coinvolgere anche i più restii e curiosi? E che dire della critica nostrana, sempre al fianco della Lawrence soprattutto dopo il trionfo a Roma nel 2013, ne sarebbe rimasta acora sedotta?
HUNGER GAMES: il Canto della Rivolta – parte 2 si congeda con la tanto agognata conquista della libertà solo dopo aver superato una vera ecatombe. Il film diretto da Francis Lawrence mostra un enorme quantitativo di tragedie non senza parallelismi con la nostra società. Si addentra nei meandri delle manipolazioni da parte dei mass media, della bramosia di potere, dell’uso delle armi per conquistare il consenso popolare e nella strumentalizzazione delle vittime per propaganda, non manca davvero nulla tranne un degno commiato dal pubblico.
Il gran finale, infatti, è molto più sottotono di quanto si prevedesse. Per l’ennesima volta cambia registro: dopo essersi allontanato dall’avventura fanta-siosa per adolescenti ed essersi tuffato nell’action battagliero, tipicamente per adulti, oggi si presenta come un trascinato dramma, con qualche scoppio, ricolmo di dialoghi tanto semplici quanto prevedibili e con tocchi mélo qua e la che riescono solo a darci il colpo di grazia. Prendendo il pubblico in contropiede, la parte seconda de Il Canto della Rivolta ha un lento incedere, una trama scontata e ben poco appeal col risultato che gli unici spettatori assorti siano stati i fan dei tomi di Miss Collins.
Il ritmo blando, un main theme ricorrente sino alla nenia e i dialoghi vacui ci hanno spento l’entusiasmo in soli quaranta minuti. Purtroppo è apparso evidente sin dalle prime battute quanto questo episodio fosse trascinato e si fosse privato del plauso generale a causa della scissione della narrazione in due parti.
Il consiglio a coloro che non conoscono le pagine da cui è tratta questa saga, non può quindi che essere quello di approcciare le pellicole in sequenza, chissà mai che l’escamotage sia sufficiente a tenervi desti sino ai titoli di coda. È invece doveroso confortare il popolo di afficionados che soffrirà e gioirà con i suoi beniamini sino all’ultimo secondo e, da domani, proverà un doloroso senso di vuoto. Gli Hunger Games sono finiti.
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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