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Il nuovo film di Robert Zemeckis con Joseph Gordon-Levitt nei panni di Philippe Petit, il funambolo che il 7 agosto 1974 tese un cavo tra le Torri Gemelle e ci camminò sopra, è nei nostri cinema. È una storia vera, quella di un giovane che non ha saputo resistere alla chiamata di due Torri, è un spettacolo unico soprattutto se visto in 3D, è una moderna favola di sogni, nuvole e follia.

 

RECENSIONE

THE WALK ha avuto la sua première anche in Italia. Dal 22 ottobre ha invaso le sale nostrane, per rapirci e regalarci un’esperienza unica sotto molti punti di vista.

Dietro la macchina da presa ritroviamo Robert Zemeckis, un regista che negli anni ci ha fatto andare a spasso nel tempo con la trilogia di Ritorno al Futuro, ci ha fatto quasi toccare i cartoon con Chi ha incastrato Roger Rabbit?, e ci ha commosso con l’indimenticabile Forrest Gump. Oggi, torna su grande schermo, con una moderna favola dal sapore retrò, una storia vera, con un set che scuote le emozioni a livello planetario: ci porta sulle Torri Gemelle.

Ma partiamo dall’inizio…

Photo: courtesy of Warner Bros.

Photo: courtesy of Warner Bros.

C’era una volta un ragazzino, scapestrato, intrepido e curioso che crescendo rimase ammaliato dal funambolismo. Iniziò da autodidatta sino a quando, un giorno, dal dentista, rimase rapito dall’immagine di due grattacieli che stavano per cambiare per sempre lo skyline di New York. Le Twin Towers non erano ancora sorte e Philippe Petit ne era già ossessionato: doveva tirare il suo filo tra quelle due bellezze, doveva attraversarle, doveva compire il suo colpo più grande e spettacolare.

Petit volò oltre oceano, cercò amici, anzi complici, fece appostamenti, rincasò e approntò un piano per mettere in scena uno spettacolo audace, estremo, illegale prima di tornare nella Grande Mela con una precisa deadline: il 7 agosto.

E 7 agosto fu.

Photo: courtesy of Warner Bros.

Photo: courtesy of Warner Bros.

All’alba del 7 agosto 1974 chi si trovava a Manhattan vide un uomo danzare tra le nuvole, inchinarsi al suo pubblico e andare avanti e indietro ben otto (!) volte a 400 (!!) metri di altezza, camminando su un cavo metallico senza alcuna protezione (!!!). Da non credere. Perché questo evento è realmente accaduto. Perché Philippe Petit oggi ce lo racconta con una luce unica negli occhi. Perché Zemeckis è riuscito ancora una volta a stupirci.

THE WALK è un film fortunato: racconta di un sogno in un’epoca in cui sognare è un toccasana; ha un illustre precedente in THE MAN ON WIRE, il documentario su Petit che ha vinto un premio Oscar® e che ha fornito una buona base di partenza a cast e crew; è arrivato al momento giusto, quando la tecnologia era in grado di riprodurre in modo credibile qualcosa che non c’era più ed era intoccabile; e, dulcis in fundo, ha avuto l’autore di quell’impresa al proprio fianco, pronto ad aiutare e rispondere alle domande di chi 40 anni prima sospeso nel cielo non c’era.

Photo: courtesy of warner Bros.

Photo: courtesy of Warner Bros.

A onor del vero il film non è perfetto. La scelta di un narratore in cima a una fintissima Statua della Libertà, a mò di contastorie, stride e ci fa dimenticare il suo scopo; la Parigi in bianco e nero, non ha neppure lontanamente l’allure del Mondo di Amelie, è quasi grottesca, e non riesce a fare da contraltare alla Grande Mela; e il ritmo ha una flessione prima di raggiungere il climax. Però, Joseph Gordon-Levitt con un’asta in mano, in bilico tra le Torri, ci toglie il fiato. Il ragazzo è convincente e, complice il 3D, su quel cavo ci sentiamo un pochino pure noi. E poi ci sono loro, le due primedonne, le due dame in acciaio e vetro, uniche nella loro essenzialità, di cui – personalmente – sentirò per sempre la mancanza, che per da oltre una decade non comparivano più su grande schermo.

Inutile negarlo, basta vedere Petit/Gordon-Levitt lassù per dimenticare tutto il resto e inchinarci a Zemeckis e a quel giovane francese che contribuì con la sua follia a far entrare le Twin Towers nel cuore di tutti.

Vissia Menza