Anni fa ho conosciuto un’artista, una scrittrice, una donna fuori dal comune, Elisa. Ho avuto occasione di intervistarla, di trascorrere del tempo con lei e, ogni volta che la incontravo, mi convincevo di quanto sarebbe stato bello averla su MaSeDomani. Perché MaSeDomani è nato per dare spazio alle emozioni provocate da una mostra, una rappresentazione teatrale, un libro e qualsiasi altra arte. E Elisa, con naturalezza, riesce a fare qualcosa di unico: disegna con le parole. Lei non recensisce un evento, un autore, un film ma ti fa vedere coi suoi occhi, ti fa provare le sue sensazioni, ti fa respirare col suo ritmo.
Abbiamo deciso di fare un esperimento. È andata al cineforum, c’era ADALINE. Ecco cos’è successo.
Vissia Menza
entro nella sala gremita, prendo posto tra due amiche, si apre il sipario, si oscurano le luci, il pubblico s’acqueta e i nostri animi si predispongono alla visione secondo la solita magica procedura
al buio
in pochi minuti gli occhi e le orecchie del folto pubblico vengono inondate di informazioni sigle numeri date cifre dettagli e le loro menti si impegnano a far di conto, la madre, la figlia, la figlia più vecchia della madre, la madre più giovane della figlia, chi accudisce chi, penso alla mia di madre ah se io fossi più vecchia di lei, seguo la trama del film e nello stesso tempo vedo sfilare davanti ai miei occhi le immagini di mia mamma giovane e io vecchia sovrapposte a quelle di Adaline e dell’adorata figlia, gli occhi si danno manforte nel groviglio visivo frutto della solita empatia spropositata che mi perseguita, perdo il controllo della situazione, sono lenta per cortesia rallentate, un poco alla volta, per carità, la musica incalza, il cervello si sovraccarica, l’inverosimile diventa verosimile, siamo nel cuore della storia, la storia di tutti noi, la vita che si propone e ripropone con paradossi casualità svolte coincidenze improbabilità contraddizioni fatalità sventure perplessità
questo film sembra essere la copia della vita, né più né meno, nonostante le apparenze
una piccola luce in sala attrae il mio occhio destro, il solito impiccione si distrae, sussulta, balzella e sbircia di lato il pubblico attento, mentre l’occhio sinistro diligente come sempre è incollato allo schermo, le orecchie guardinghe invece si dilatano all’inverosimile fino a percepire ogni minima alterazione, c’è chi trattiene il respiro, c’è chi sussurra qualcosa tra sé e sé, c’è perfino chi piange
d’un tratto il cervello chiama tutti a rapporto
occhi orecchie naso bocca, sull’attenti
il colpo di scena è dietro l’angolo e lui cervello sapiente lo intuisce da molto, bando alle chiacchiere, da quando Ellis, il fidanzato del momento, invita Adaline a trascorrere il weekend dai suoi genitori, eccoci tutti in stato d’allerta, sta per succedere qualcosa, è ovvio, ora Ellis, la sorella e Adaline si accingono ad entrare nella casa dei genitori, la tensione è alle stelle, il pubblico ansima, è pronto a tutto e dietro l’angolo
l’atteso accade
l’incontro con la cara mamma, il crescendo della musica all’improvviso così mi pare di ricordare e quella videocamera che prende di mira William, l’amorevole padre di Ellis, il pubblico freme
è lui
ripetono tutti nella propria mente all’unisono
lui chi?
declamano in coro
il pubblico cerca di ricordare il nome dell’attore, mentre Adaline cerca di ricordare chi interpreta, lo fissano tutti, gli spettatori, Adaline e la sua famiglia, con lo stesso stupore, noi lei e loro, un viso provato dagli anni, la barba, gli occhiali, i capelli tinti, le rughe, ma gli occhi sono sempre gli stessi non cambiano mai, si riconoscono dentro, sì è lui, Harrison Ford invecchiato, di primo acchito irriconoscibile, commenta in silenzio il pubblico attento, è l’uomo che la voleva sposare in gioventù, pensa lei con dolore, un dolore che le altera i tratti del viso, trapela la verità, l’empatia è lampante, ci uniamo al suo strazio
cosa ci fa qui, perché proprio ora, cosa dirò adesso
domande che traspirano dai pori, frasi che facciamo nostre, sentiamo quello che prova lei, gli amori svaniti, le delusioni, la nostalgia, lei è identica e lui è invecchiato, ma nell’anima sono integri come il loro amore, quello vero che capita una sola volta nella vita, i ricordi malvagi l’abbandono l’amarezza il senso di morte vengono rimossi e sostituiti dalla nostalgia, dalla tenerezza, dal rimpianto, l’inquadratura è intensa ravvicinata su un figlio attonito, una moglie gelosa, una figlia stralunata, al cospetto di un padre e un marito nuovi, gli occhi negli occhi, quei silenzi assordanti
La videocamera la fa da padrona spostandosi ritmicamente sul viso di lui di lei del figlio della moglie della sorella, di nuovo su di lei su di lui, Adaline e William, con frenesia e le frasi si mescolano tutte, frullate dallo sbigottimento, un vortice che trascina dentro il pubblico presente e perfino quello assente tanto è violento, i miei occhi sorvolano la sala e vedono mezzo pubblico immedesimato in lei e mezzo in lui, chi ha lasciato, chi è stato lasciato, una lacrima qui e una là
occhi lucidi che paiono stelle brillare nel buio
siamo tutti col fiato sospeso
i secondi scorrono lenti, c’è chi trattiene il fiato, chi sussurra qualcosa, c’è fermento in sala, i secondi si dilatano in minuti, una bolla magica avvolge i due vecchi amanti che si guardano impietriti, i familiari scrutano ogni dettaglio invano o forse no, il tenero Ellis, figlio e innamorato di turno non si capacita, esistenze incrociate e parallele messe a dura prova dalla vita resistono come fondamenta su cui costruire un palazzo, il palazzo della vita, nonostante tutto
le parole e le immagini sono mazzi di fiori
Elisa Bollazzi
Artista e scrittrice si diletta a trasformare in un flusso di parole la sua vita itinerante da una galleria a un museo da una sala cinematografica a un teatro da un incontro con l’autore a una biennale.
Inizia a scrivere a sei anni sotto l’amorevole guida dell’adorata maestra Luigia. Dapprima le vocali: 40 a 40 e 40 i 40 o 40 u in seguito le consonanti, 40 per ognuna e quindi tutte in fila. Di lì a poco vocali e consonanti abbracciate in mille modi all’apparenza indecifrabili: ab ac al am an ao ar as at au av az Ba bo bu Ca cc ci cr cu Da du Aa dd nn pp ss vv zz, inspiegabili suoni che d’un tratto trovano un senso e come d’incanto si trasformano in parole e pensieri. Elisa sa guardare, ascoltare, pensare e ora anche scrivere: il gioco é fatto!
Dal 1990 si dedica con devozione al suo Museo Microcollection