Ricordi dal 59° BFI London film Festival

Photo: Stuart C. Wilson © 2015 Getty Images

Un altro grande evento ha calato il sipario domenica scorsa. Il 59° BFI London Film Festival ha dedicato tutto il fine settimana all’assegnazione dei premi e all’ultima grande prima, quella del film STEVE JOBS diretto da Danny Boyle.

Per coloro che non ci avessero seguito, ecco cosa ricorderemo.

La selezione. Il BFI LFF arriva alla fine dell’anno, ha la fortuna di poter scegliere tra le tante opere già promosse da altre kermesse.  Alla prova del pubblico britannico (perché questo è un evento orientato agli utenti) sono arrivati i migliori debutti avvenuti al Sundance (Brooklyn con Saoirse Ronan e The Witch), alla Berlinale (Vergine Giurata e Queen of Earth), a Cannes (Youth e Carol), a Venezia (Black Mass e A Bigger Splash), a Toronto (Office 3D e l’atteso Trumbo) e pure dal blasonatissimo Telluride (Suffragette e Steve Jobs) – i titoli tra parentesi sono solo un esempio.

Kate Winslet e Michael Fassbender – Photo: Gareth Cattermole © 2015 Getty Images

Il fiuto dei festival indipendenti. A questo BFI LFF era chiaro che le migliori avanguardie arrivassero da kermesse come Locarno e Sundance, tradizionalmente fucine di nuovi talenti. Neanche a farlo apposta, CHEVALIER, il nuovo lungometraggio di Athina Rachel Tsangari, che a Londra è salito direttamente sul gradino più alto del podio (miglior lungometraggio di finzione), era stato presentato in concorso al Festival del Film Locarno 2015. Al suo fianco un altro vincitore annunciato, l’inquietante THE WITCH diretto da Robert Eggers, un esordio che aveva già sbaragliato la concorrenza niente meno che al Sundance.

Il sigillo di garanzia di Cannes. Le opere più attese, e che più hanno attirato la gente, arrivavano dalla Croisette. Nonostante le mille critiche, è incontrovertibile che il festival francese sia un vero trampolino di lancio verso il successo di tutto ciò che accoglie sotto la propria ala. Che sia una pellicola in arrivo dal Far East come OUR LITTLE SISTER, un Blockbuster patinato come CAROL, o una prova d’autore come YOUTH, alla fine tutti sono d’accordo, sia il pubblico sia la critica. Cambiano i generi e le nazionalità dei registi ma quando c’è l’OK di Cannes si può stare tranquilli.

Il dominio ellenico. La Grecia quest’anno sta tenendo banco non solo nelle colonne di politica estera. Oltre alla commedia drammatica della Tsangari, il primo lavoro in lingua inglese del connazionale Yorgos Lanthimos, THE LOBSTER, a maggio ha vinto il Premio della Giuria di Cannes e a ottobre ha travolto l’audience d’oltre manica, a questo punto ci aspettiamo di tutto. Se la prima è la storia di un gruppo di maschi adulti e di successo, relegati su una lussuosa barca dove crollano sotto il peso delle proprie insicurezze, bramosie e bugie; il secondo film esplora la sfera emotiva del singolo, solo e disperatamente alla ricerca della persona giusta per evitare la fine. In un futuro distopico, infatti, essere single sarà vietato dalla legge e gli esseri umani avranno poche settimane per ri-accopiarsi, altrimenti saranno trasformati in animali. I parallelismi con il presente si potrebbero sprecare, a me piace vedere la storia per quella che è: una favola triste.

Panos Koronis, Athina Rachel Tsangari e Giorgos Pyrpassopoulos – Photo: Eamonn M. McCormack © 2015 Getty Images

Odore di girl power sul traguardo. Che questa fosse un’edizione dai toni rosa è emerso da subito. Dopo il gala di apertura – con la proiezione di un’opera dal titolo eloquente, SUFFRAGETTE –  molte le presenze femminili davanti e dietro la macchina da presa e molte le signore agli incontri. Quello che non ci attendevamo era che alla fine le donne conquistassero tutto. Una regista, Athina Rachel Tsangari, ha vinto il premio per il miglior film; un’altra regista, Jennifer Peedom, con SHERPA si è aggiudicata il Grierson Award (miglior documentario); e le due autrici di AN OLD DOG’S DIARY, Shai Heredia e Shumona Goel, sono rincasate con il Best Short Film Award. Come se non bastasse, il BFI Fellowship quest’anno è andato alla bellissima e bravissima Cate Blanchett. Interessante è notare che un’attrice, Geena Davis, aveva aperto la serie di Conversazioni, toccando proprio un argomento come la posizione della donna nell’industry. Poche ore dopo la premiazione si è quindi diffusa l’idea che quel primo simposio avesse dato i suoi frutti.

Tante serate glam e pochi gossip. Nonostante i molti eventi, i red carpet e la gran quantità di star giunte in città per l’evento, le uniche notizie leggere udite erano legate alla bellezza di alcune dive, alla scelta dell’abbigliamento di altre e agli scatti coi fan. Nessuna polemica e nessun gossip pesante è circolato nei corridoi e, tenuto conto che eravamo nella patria dei tabloid, siamo rimasti positivamente stupiti. Anche se ora ci sorge il dubbio: secondo voi ci è sfuggito qualcosa?

In attesa ci segnaliate notizie “collaterali” noi  sfogliamo l’album dei ricordi e vi diamo appuntamento al prossimo anno.

Vissia Menza 

n.d.r. vi ricordiamo che con un click sui titoli e le parole in evidenza potrete leggere le recensioni e gli approfondimenti 

Cate Blanchett – Photo: John Phillips © 2015 Getty Images

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