Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.
Se vi capita di passare per Vigna di Valle, frazione di Bracciano, pochi chilometri da Roma, sappiate che siete e-sat-ta-men-te al centro della storia aeronautica del nostro paese.Da queste parti, nel 1908 volò il primo dirigibile militare italiano e nel 1912 fu inaugurata l’idroscalo – tuttora la più infrastruttura aeroportuale italiana – nei cui pressi sorge oggi il Museo Storico dell’Aeronautica Militare Italiana.
Aggiungo: se vi capita di fermarvi e andare a visitare uno dei migliori musei militari del globo, andate a cercare il Macchi MC200 Saetta ospitato nell’Hangar Badoni e fategli una carezza sul muso da parte mia. Anche per i meno avvezzi alla storia della nostra aviazione sarà facile riconoscerlo: reca sulla fusoliera una insegna – oggi diremmo un “logo” – di cui val la pena raccontare la genesi.
Tutto inizia il 27 Agosto 1941: il 22° Gruppo Caccia viene destinato ad integrare i nostri Reparti operanti in Russia ed entra quasi immediatamente in contatto con il nemico. E’ uno di quegli scontri epocali che fanno la storia dell’aviazione, fra picchiate, mezzi che si sfiorano, manovre acrobatiche. I russi volano con i Polikarpov I-16 “Rata”, di scorta a diversi bombardieri Tupolev SB “Katiuska”, mentre con le insegne della Regia volano i Macchi Mc 200 Saetta. Al termine dello scontro il risultato è inequivocabile: gli italiani rientrano senza perdite mentre i russi contano otto velivoli abbattuti.
Nei giorni successivi, calma piatta: i sovietici non si alzano neppure in volo, e fra i piloti da caccia italiani si inizia a mormorare che gli “uccellacci sovietici” sono stati spaventati fin troppo. Il 22° Gruppo Caccia era ancora privo di una insegna araldica e l’idea – oggettivamente geniale – del S. Ten. Giuseppe “Bepi” Biron (asso nella seconda guerra mondiale con otto abbattimenti confermati, incluso un B-17) prende immediatamente piede: poche ore e sulle fusoliere dei caccia italiani compare uno spaventapasseri che con una bella pipa in bocca si fuma le stelle rosse avversarie…
Dopo la conclusione del conflitto, il 22° Gruppo venne inquadrato nel 51° Stormo: quello del “gatto nero con sorci verdi” di cui abbiamo raccontato la storia qui: http://www.masedomani.com/2013/09/19/sorci-verdi-e-gatti-neri/. Volare con un F-104 recante due tra le insegne più belle e storiche della nostra storia deve essere stata una incredibile emozione.
Quindi, se siete a Vigna di Valle e fate una carezza al Saetta, sappiate cosa c’è dietro a quei colori, a quell’insegna apparentemente irrispettosa, a due ali lanciate dentro il blu.
Alfonso d’Agostino