Sarebbe bello (ma forse anche no…) essere in grado di rispondere con nettezza a tutte le domande che ti vengono poste. Nel corso degli ultimi dieci giorni mi sono arrivati due WhatsApp e una mail con la stessa identica richiesta di un consiglio: “Ho adorato i libri di Stieg Larsson. Devo comprare Quello che non uccide?“.
E’ in libreria da alcune settimane e personalmente ne ho completato la lettura da poche ore: David Lagercrantz, autore svedese noto – ahilui – soprattutto per essere stato il ghost writer più o meno dichiarato dell’autobiografia di Zlatan Ibrahimovic, ha ricevuto dai familiari di Larsson l’incarico di completare un quarto romanzo della serie più venduta degli ultimi anni, iniziata con il memorabile Uomini che odiano le donne. Tralascio le vicende giudiziarie, che ci interessano il giusto, e provo a rispondere alla domanda di inizio post in maniera inequivocabile: sì, leggilo.
Con la premessa, doverosa, che si tratta di un prodotto editoriale distinto e distante dai suoi tre celebri fratelli originali: pur esercitando lo sforzo di provare ad avvicinare quella scrittura sincopata eppure eccezionalmente intrigante tipica di Larsson, Lagercrantz finisce per dare al “suo” romanzo un respiro narrativo differente, probabilmente più rispondente alla canonica letteratura di genere in particolare di estrazione scandinava. Non è una critica, assolutamente: semplicemente, come detto, è “un’altra cosa”.
Il compianto Stieg Larsson
Eppure, la riflessione che mi ha inchiodato alla lettura non è relativa alla scelta stilistica o alla qualità della narrativa e della trama: quello che mi ha colpito fortemente è stata la capacità dei personaggi principali di sopravvivere al suo autore.
Mikael Blomkvist, giornalista di reportage ci si presenta mentre è alla ricerca di una storia che risollevi le sorte di Millennium, la rivista sua creatura in crisi di vendite e costretta ad accettare il contributo di un grosso gruppo editoriale. E – esattamente come nei primi tre episodi della saga – il lettore si vede quasi costretto al supporto etico e morale, avverte la distanza fra le logiche del mercato e quelle del puro giornalismo d’inchiesta, soffre e tifa per un personaggio complesso, eccessivamente rigido, fortemente amico. Quando appare Lisbeth Salander, poi, le pagine sembrano prendere vita: magari adesso hai in testa Noomi Rapace e non il viso ricostruito durante le prime letture, ma la forza immensa della super hacker con pronunciata psicolabilità è immensa, e non puoi fare a meno di continuare a leggere.
Noomi / Lisbeth
Quindi, di nuovo, sì: se avete amato Larrson, se rimpiangete Mikael e Lisbeth, se non vi spaventa una ulteriore immersione negli abissi della mente e della perversione umana, Quello che non uccide è una buona scelta.
Alfonso d’Agostino
P.S. L’uscita di un eventuale Millennium 5 non è neppure quotato a 1,01.
SCHEDA LIBRO
Autore: David Lagercrantz
Titolo: Quello che non uccide
Traduzione: L. Cangemi, K. De Marco
Editore: Marsilio
Collana: Farfalle
Pagine: 503
ISBN: 978-8831721998
Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.