Mare Egeo. Fa ancora freschino ma, a bordo di un lussuoso yacht, un gruppo di amici sta trascorrendo una settimana all’insegna della pesca e del relax. Una sera, per ingannare il tempo, i sei uomini decidono di sfidarsi a un gioco diverso dal solito: un tutti contro tutti per dimostrare di essere i migliori. Praticamente, ogni gesto, ogni abitudine, i gusti personali e persino l’esame del sangue dei partecipanti verrà analizzato e votato. Una volta tornati in porto, sarà quindi decretato il migliore e a lui andrà l’anello della vittoria, il chevalier.
CHEVALIER è una delle opere in concorso qui a Locarno ed è un film che batte bandiera greca, anche se di greco ha solo lo sfondo e la lingua parlata dai protagonisti. Per il resto, le situazioni e le reazioni son davvero universali. L’essere umano, il suo orgoglio, i giochi di potere, i ricatti psicologici, il senso d’inferiorità (e superiorità), sfilano davanti ai nostri occhi uno dopo l’altro con disarmante naturalezza.
Altrettanto singolare è che a rappresentare questi meccanismi maschili vi sia una donna. La macchina da presa è, infatti, affidata a Athina Tsangari che proprio a questo Festival portò pochi anni fa (era il 2012) una pellicola che, invece, esplorava le dinamiche umane dal punto di vista femminile, THE CAPSULE.
Quello di oggi è un film dalla trama inattesa e intrigante. Ci fa sorridere per le tante situazioni che sorgono e per gli inevitabili infantilismi che emergono, e ci inquieta per le assurde tensioni che scoppiano sullo yacht a dimostrazione che anche un banale gioco sia in grado di scardinare vecchi (e giocosi) equilibri e tramutarli in una gara senza esclusione di colpi, potenzialmente rischiosa. Quando le preferenze e le abitudini iniziano ad essere esaminate al microscopio, una sorta d’istinto animale, un riflesso incondizionato esplode e dà il via ad una serie di piccole catastrofi.
CHEVALIER è una bella esplorazione del maschio del nuovo millennio (probabilmente involontaria) ed è sicuramente un’istantanea delle invidie e debolezze insite in tutti noi. Tra una sottile battuta e l’altra, nessuno uscirà indenne da quello che ben presto si rivelerà essere un gioco al massacro senza un vero vincitore.
Ancora una volta il cinema ellenico si è dimostrato una bella sorpresa. L’opera è gradevole e coinvolgente, ha un buon passo e i dialoghi attingono al reale. Peccato non aver sfruttato lo spazio ridotto per spingere su claustrofobia e suspense, ne sarebbe uscito un film esplosivo. In definitiva: imperfetto ma da vedere.
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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