Photo: courtesy of Festival del film Locarno

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In Concorso Internazionale c’è anche un film svizzero, sulla svizzera e sugli svizzeri (forse). Diverse sono le persone, le lingue parlate, i mestieri, le paure. In questo lavoro vi è un tale paniere di umanità da poter essere ambientato ovunque, se non fosse per quel taglio diretto, essenziale poco melo-drammatico che esclude automaticamente una paternità mediterranea. HEIMATLAND è un’opera corale, un po’ televisiva e frammentaria, ma con buoni spunti di riflessione.

I luoghi sono molti, tutti cupi e con dominanti differenti. Le persone che incontriamo hanno poco in comune – una poliziotta, un’impiegata di poche parole, due sorelle con la madre lontana, un gruppo di esagitati il cui leader inneggia alla rivoluzione o, meglio, a proteggere il proprio Paese. E ancora, il direttore di un market preso d’assalto, dei ragazzi che si sballano e altri che accolgono con indifferenza l’imminente catastrofe. I protagonisti sono accomunati da un evento improvviso, imprevisto e incontrollabile: una nube si sta espandendo sopra la Confederazione ed è foriera di un disastro senza precedenti.

Durante quella che si annuncia come una snervante attesa, vediamo come le persone reagiscono alla notizia: sentiamo cosa dicono, cosa pensano, come spendono quelle che potrebbero essere le loro ultime ore, sicuramente le ultime di una realtà che da domani non sarà più tale.

Photo: courtesy of Festival del film Locarno

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Il film vuole scattare un’istantanea del nostro tempo. Persone normali che fanno cose normali. Nessun genio della meteorologia salverà il mondo, nessun Presidente veterano si metterà a pilotare un F/A18 per contribuire ad abbattere gli alieni. Al contrario, i saccheggi, i deliri, le comuni paure e le assurde reazioni degli esseri umani regnano sovrane.

In HEIMATLAND fotografia e scenografia fanno del loro meglio per supportare la scena, l’assenza di fiumi di parole è apprezzatissima e, quando irrompono alcuni effetti, la suspense cresce con successo. La prima ora scorre veloce e attendiamo con crescente curiosità il compiersi della tragedia. Quando comprendiamo che non ci saranno super-eroi confidiamo in qualche eroe per caso, ma a ogni nuova inquadratura la fiducia nei nostri simili si assottiglia. Dispiace quindi che un unico difetto, la mancanza di omogeneità, riduca molto le sue chances di successo.

Nonostante non scivoli nell’orribile come THE PURGE, né nel surreale come il magnifico THESE FINAL HOURS, e non vi siano note sci-fi alla SKYLINE, HEIMATLAND aveva le carte giuste per diventare un dramma intrigante in grado di prendere tutti in contropiede. Peccato non sia andata così. Perché, secondo voi, un popolo educato e abituato alle regole, se un giorno, senza previso, perdesse il controllo, cosa accadrebbe?

Vissia Menza

Photo: courtesy of Festival del film Locarno

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