Il weekend si avvicina ed è arrivato il momento di prenderci una pausa dalla Piazza per dedicarci al Concorso Internazionale, la sezione in cui i cineasti competono per portarsi a casa l’ambito Pardo.
Il 2015 s’è aperto con una certezza: JAMES WHITE arrivava direttamente dal Sundance e oramai abbiamo imparato che i selezionatori della kermesse americana hanno buon occhio.
La malattia su grande schermo pare essersi trasformata in una nuova frontiera cinematografica di sicuro successo. Agli ultimi Oscar hanno trionfato la SLA e l’Alzheimer oggi invece ci occupiamo delle due piaghe maggiori del nuovo millennio: il cancro e gli eterni Peter Pan con le loro vite dissolute, ogni giorno diventano sempre più numerosi. James (White) è il protagonista della storia. Suo padre è appena deceduto, sua madre lotta da anni col cancro e lui si arrabatta, bivacca sul divano di mamma, e usa la malattia di lei come alibi per sballarsi e tirare avanti senza alcun obiettivo.
Il decesso del padre segna però l’inizio della fine: l’uomo non c’è più (anche se la sua presenza non era delle più importanti) e con lui si volatilizza un forte alibi. Proprio in quel momento a James si aprono delle opportunità interessanti ma, purtroppo, il ragazzo non pare ancora pronto a imparare la lezione. Sarà il quotidiano, il dover supportare la madre, a devastare James e fargli perdere del tutto la bussola. Si lascerà andare come e peggio di prima e l’agonia della donna gli infierirà il colpo di grazia.
I film di Josh Mond è il classico film indie, non stupisce quindi abbia conquistato il Sundance. Il punto focale però non è la malattia bensì James (interpretato efficacemente da Christopher Abbott) e la sua esistenza che si avvita ogni giorno di più. La nostra generazione di quarantenni senza prospettive, che neppure prova più a costruirsi un futuro, non può fare a meno di rivedersi. I gesti stupidi e leggeri di James sono quelli che, almeno una volta, abbiamo tenuto o visto anche noi alla sua età. Avere davanti agli occhi tutta quell’immaturità ci aggancia ed è il motivo per cui alzarsi dalla sedia NON è una scelta percorribile. Sino alla fine siamo rimasti tutti al nostro posto in attesa dell’inevitabile finale con un senso di impotenza sempre più invadente.
Con dietro la macchia da presa una testa pensante e davanti un cast abile, con una storia in cui più di una generazione riesce facilmente ad immedesimarsi, Mond centra il bersaglio e ci regala un ottimo inizio di Festival, quasi quasi tifiamo per lui, nonostante il profumo di omaggi ad un cinema più strutturato ed esplosivo del suo.
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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