Rimaniamo in Svizzera anche oggi e andiamo alla scoperta di uno dei pittori più importanti del Canton Ticino: Giovanni Serodine. Per fare questo, il nostro viaggio è in due tappe. Prima andiamo nella cittadina di Ascona e poi ci dirigiamo a Rancate.
Ascona è un bucolico centro sul versante elvetico del Lago Maggiore. Storicamente ha dato ospitalità a grandi artisti e uomini di scienza. Agli inizi del 1900 ha visto personaggi come Herman Hesse, Rainer Maria Rilke e il più grande oppositore di Freud, Otto Gross, solo per citarne alcuni. È questa città dal grande fermento culturale ad essere sede del famoso Collegio Papio, voluto da San Carlo Borromeo, e a dare i natali alla famiglia di Cristoforo Serodine. Un patrizio, un devoto credente, un uomo d’affari spesso in trasferta, che amava portare i suoi cari con sé nella città eterna, soprattutto i due figli, Giovanni Battista, noto stuccatore e scultore, e il giovane Giovanni, aspirante pittore.
Quest’ultimo era un ragazzo con grandi doti, con un forte legame con la sua terra e con uno stile che seppe andare oltre quello del tempo. L’arte di Giovanni Serodine era carica di vita e respirava come quella dei grandi maestri dell’epoca. Ma, stranamente, il nostro talentuoso artista rimase nell’ombra, non esplose, e ancora oggi le opere a lui attribuite sono solo una manciata. La maggior parte, in prima battuta, sono state ritenute di altri.
Se vi state domandando cosa gli abbia impedito di conquistare gli onori della cronaca, probabilmente, la risposta giusta è quella più banale: non uccise nessuno, non era povero, non creò mai scandalo, ebbe una vita breve ma nor–ma–le. E, come accade ancora oggi, è bastato rimanere lontano dagli eccessi per rischiare di essere dimenticato, malgrado le abilità e le importanti commesse ricevute.
Ora è tempo di spostarci a sud del Monte Ceneri, quasi al confine di Stato, sino a Rancate. Qui ha sede la Pinacoteca Züst, il museo in cui sono state riunite – per la prima volta – ben dodici opere di Serodine. Sino al prossimo 4 ottobre, sarà, infatti, possibile visitare una mostra unica, che tenta di rimuovere un bel po’ di polvere e prova a narrare una storia antica sotto una luce nuova, ponendo il visitatore in una posizione privilegiata che gli permette di guardare negli occhi gli uomini dell’epoca, d’addentrarsi nei paesaggi cari all’autore, di scovare dettagli sino a ieri rimasti nell’ombra. Una magia? Forse.
L’avventore viene catturato sin dal sagrato. La costruzione che ospita la Pinacoteca è antica, una di quelle case tipiche della regione, che profuma di storia e ci distoglie da una realtà moderna che ci piace sempre meno. Sullo sfondo c’è una vetrata che catalizza subito la nostra attenzione. S’intravede una scritta. È un nome, è quello di un grande pittore, è il titolo della mostra: «Serodine nel Ticino». Appena varcata la soglia, cerchiamo quindi di raggiungere quel muro dal fascino particolare. Sappiamo che cela qualcosa in grado di stupirci.
Una volta imboccato il corridoio giusto veniamo, infatti, accolti da un ambiente raccolto, con pareti scure e fasci di luce che indirizzano il nostro sguardo: alcuni faretti puntano verso quadri che non sono dove ce li aspettavamo. Una stanza e poco più con un soppalco è sufficiente a farci emozionare. Le tele sono tutte intorno a noi. Alcune piccole altre enormi, tutte così vicine da sentirne le vibrazioni. Sono ricche di colori e dettagli, sono calde, paiono vive e ci sembra di avvertirne il respiro, l’odore, il rumore, di esserci finiti in mezzo.
In effetti, complici le pennellate intense, pastose, e quei luoghi che troneggiano anche nei miei ricordi di bambina, per un attimo, mi ritrovo dentro quelle immagini, torno con la mente ai Saleggi o nella chiesa di Ascona, e rivedo l’Incoronazione della Vergine dov’era sino a pochi mesi fa. Mi pare che tutte quelle figure stiano cercando di dirmi qualcosa. Allora mi muovo, cerco un riparo, e troppo tardi realizzo che è sufficiente portare lo sguardo al dipinto successivo per cambiare la scena. Il sollievo dura poco. C’è energia ovunque e tanto da scoprire.
«Serodine nel Ticino» è una mostra piccola ma intensa. È intima, avvolgente, scenografica oltre ogni aspettativa. È una di quelle rare opportunità per conoscere un grande artista originario delle nostre terre che contribuì a rendere sontuosa ed emozionante la pittura. Perché la storia dell’arte non annovera esclusivamente i soliti cinque nomi noti, ma anche tanti grandi autori che troppo spesso non valorizziamo come dovremmo.
L’invito è quindi di andare alla Pinacoteca cantonale Giovanni Züst di Rancate (Mendrisio) entro il 4 ottobre 2015, dal martedì alla domenica, per conoscere Giovanni Serodine. Tutte le info su orari e prezzi sul sito ufficiale (un click QUI) oppure telefonando al numero +41 91 816 47 91
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”