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Ci sono due tipi di film di fantascienza: quelli roboanti, ricchi di azione, bossoli e stupefacenti effetti speciali, spesso con una sottile vena ironica che rende la visione un’esperienza adrenalinica e rilassante; e quelli in cui l’elemento fantastico è un modo per rendere più leggera e digeribile una storia che ruota su ancestrali umani timori, quelle insicurezze e debolezze che ci trasciniamo dalla notte dei tempi e non ci scrolleremo mai di dosso.

I primi sono eccitanti, i secondi hanno una vena malinconica. I primi si trasformano spesso in grandi hit al botteghino, i secondi sono relegati in poche sale e vengono apprezzati solo dai cinefili incalliti. Solo ogni tanto ci sono opere che riescono a mettere tutti d’accordo. Pare, infatti, che la profondità di un racconto non vada a braccetto con i grandi incassi. Inevitabile, quindi, che oggi mi senta inquieta.

© Universal Pictures

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Da poche ore è arrivato nei nostri cinema EX MACHINA, un film di fantascienza, sospeso nel tempo e nello spazio, popolato da pochi volti, da soli tre personaggi. Quasi una pièce teatrale che narra più di un dramma e mette a nudo più di una nostra paura. È quindi gioco forza inserirlo nella seconda categoria e temere per il suo destino.

È la storia di un brillante programmatore, che vince un concorso dell’azienda informatica per cui lavora: trascorrerà una settimana in compagnia del gran capo, del CEO, del geniale Nathan, enfant prodige che con le sue scoperte è riuscito a creare un impero multimiliardario. Quello che il giovane Caleb non sa è che lo attenderà un’esperienza unica sotto molti punti di vista.

Prima di tutto il luogo in cui si ritroverà, sarà un paradiso terrestre, una casa super high-tech immersa nella natura incontaminata, tanto all’avanguardia quanto isolata dal resto del mondo. In secondo luogo, ad attenderlo ci sarà un uomo introverso, geniale oltre ogni aspettativa ma oramai scollegato dalla realtà. Da ultimo, il nostro giovane eroe dovrà confrontarsi con qualcosa d’incredibile, inatteso e insperato: Ava. Tutto e tutti lo metteranno in crisi e, facendo affidamento solo sui suoi istinti e conoscenze, dovrà trovare una soluzione.

© Universal Pictures

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EX MACHINA è un film di fantascienza per l’ambientazione, per alcuni personaggi, per la trama e gli argomenti trattati. Parla d’intelligenza artificiale e della capacità di emozionarsi. Tornano le annose domande sulla possibilità che una macchina possa evolversi e sviluppare una propria coscienza, in base alle esperienze acquisite. Ma la fragilità, le insicurezze, la solitudine e la voglia di illudersi che emergono questa volta sono uniche, poetiche e conferiscono con semplicità e leggerezza spessore a una pellicola che sfrutta l’espediente fantascientifico per toccare corde profonde.

Potremmo definire l’opera un quieto dramma ad alta tensione in cui l’attesa e il timore aumentano con lo scorrere dei minuti. Tanti sono, infatti, i motivi per provare ansia. E gli ambienti privi di finestre, con le luci che cambiano man mano che i sospetti aumentano, contribuiscono non poco a tenerci col fiato sospeso. La paura che la situazione degeneri e non ci sia una via d’uscita è sempre con noi nonostante la situazione sia da sogno.

© Universal Pictures

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Sposando la claustrofobia di MOON, l’angoscia di NON LASCIARMI e non disdegnando TRANSCENDENCE (pur non ambendo ad essere altrettanto commerciale), EX MACHINA appartiene alla categoria di film troppo delicati e intelligenti per fare scalpore. L’autore Alex Garland sarà anche al suo debutto in regia, ma ha dimostrato un’attenzione agli stati d’animo, alla fotografia, alle note e al cast da farci dimenticare questo dettaglio. E i tre attori – Domhnall Gleeson, Alicia Vikander e Oscar Isaac – sono così calati nella parte da riuscire a portarci entro quelle asettiche pareti e farci percepire il battito del loro cuore. Sono passionali, fragili e fetenti, così imperfetti da farsi amare e odiare da subito.

Riusciranno le macchine a diventare senzienti? E’ logico continuare a temere l’evoluzione tecnologica oppure sarebbe più sensato tornare a concentrarci su noi stessi? Ponetevi queste domande prima di entrare in sala, poi, una volta uscite diteci: le risposte sono le medesime di prima? Perché EX MACHINA è un bel vedere e ci induce a pensare. Provare per credere.

Vissia Menza