29° MIX – DROWN: dalle spiagge dell’Australia una tragedia dell’omofobia


Len Smithy è considerato il miglior soccorritore di Para Vale, famosa spiaggia per surfisti della zona di Sidney. Per 5 anni consecutivi ha vinto l’annuale competizione regionale fra squadre di guardaspiaggia, ma quest’anno è stato battuto sul filo di lana dall’ultimo arrivato Phil. E’ lo stesso che al primo giorno di lavoro salvò dall’annegamento un ragazzino, mentre Len e il suo amico-schiavetto Meat cazzeggiavano e nemmeno si erano accorti del pericolo. Len avrebbe forse accettato di essere detronizzato da qualcun altro, ma non da Phil, ora che ha scoperto che è gay. Si imbarca così in una campagna di intimidazione e bullismo contro il nuovo arrivato, ma è costretto a confrontarsi con il proprio desiderio omoerotico represso.

Il loro è un mondo chiuso, iper mascolinizzato e fortemente competitivo, ma il comportamento di Len, così violento e mirato, appare inspiegabile ai colleghi della squadra. Il suo odio divorante non fa che aumentare, perché Phil, tipo tranquillo e solidamente accasato con Tom, incassa e tace, reagendo solo col disprezzo. Len decide per sfida di passare l’ennesima notte di festeggiamenti a base alcolica in un locale gay. Ma questa scelta non fa che mettere in evidenza tutti i suoi problemi: gelosia, odio omofobico e lussuria non corrisposta raggiungono l’apice in un finale paradossalmente tragico e sconvolgente.

Lo sceneggiatore e regista Dean Francis ha tratto DROWN dall’omonimo dramma teatrale di Stephen Davis, conservandone i monologhi fuori campo del protagonista. Per tutto il film siamo letteralmente immersi nella mente di Len, nei suoi ricordi di un padre, anche lui famoso guardaspiaggia, che fin da piccino gli dava della “femminuccia” ogni volta che falliva nella più piccola cosa, nei suoi pregiudizi, nelle sue auto-illusioni. Attraverso ripetuti, sempre più frenetici flashback, assistiamo al trauma, vissuto come una sconfitta personale, da cui probabilmente tutto è partito: mesi prima non è riuscito a salvare una donna, che ha nuotato sempre più al largo fino a farsi annegare. L’auto-nominato maschio alfa trascina con sé nella sua corsa autodistruttiva il suo migliore amico, che fino alla fine crede che Len stia solo scherzando, e riuscirà a ribellarsi ed a far prevalere senso comune e umanità.

Eccellente l’interpretazione di tutti e tre i protagonisti: Matt Levett dona rabbia e insieme fragilità all’apparentemente indistruttibile Len. Harry Cook è il mansueto Meat, così sicuro della propria eterosessualità da ballare tranquillamente con un gay, facendo imbestialire l’amico. E Jack Matthews è l’equilibrato gay Phil.

Eccellente il montaggio, curato dallo stesso regista, che unito ai colori saturi della fotografia prevalentemente notturna e alla pulsante colonna sonora, ricorda spesso quello dei videoclip. Davvero un ottimo film, adrenalinico, intenso ed emozionante, che meriterebbe una distribuzione anche al di fuori del ristretto ambito dei festival tematici.

M.P.

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