Ogni epoca ha i suoi orrori: negli anni settanta la morte giungeva tramite autostop, una decade dopo dai campeggi in riva al lago, negli anni novanta era meglio stare lontano dalle vhs (ma a ben vedere, in generale, dal cinema horror).
La necro-frontiera del 2015 non può che essere quella dei gettonati social network e dei nuovi media, così da permettere una pericolosa digitalizzazione del male, delle maledizioni e delle storie più inquietanti.
Storie come quella di Laura, stronzetta liceale morta suicida dopo essere stata umiliata e irrisa da un imbarazzante video caricato sul web dai compagni di scuola.
La rete dà, la rete toglie e così una sera una routinaria chiamata via Skype tra cinque amici diventa l’incubo tecnologico di turno: un utente misterioso si insinua nella conversazione e trascina coloro che compromisero la reputazione di Laura in una distruttiva paranoia a colpi di click, chat e divulgazione di file compromettenti.
La videochat e lo schermo si riempiono presto (ma poco) di sangue, nella lotta contro il tempo per capire se si tratti di una minaccia tangibile, o se Laura sia davvero riuscita in qualche modo a “tornare”.
La sfida di Unfriended e del suo regista (il russo-georgiano Levan Gabriadze) è quella di raccontare una persecuzione più o meno demoniaca attraverso una sessione Internet in tempo reale, tra Skype, Facebook e Youtube, radunando i 5 soliti, stereotipati protagonisti davanti ai rispettivi laptop.
Scelta comoda o coraggiosa? L’esito è incerto, perché se da un lato Unfriended è forse il primo horror che opta per limitare l’azione integralmente nella cornice di un desktop, dall’altro paga questa scelta con lunghi momenti statici e offre a chi guarda un coinvolgimento molto limitato; il bodycount cresce, rigorosamente a favore di (web)camera, senza impressionare più di tanto.
In un mood più vicino a Craven che alla tradizione del found-footage, il film punta tutto sul riconoscimento delle quotidiane pratiche social, sulle dinamiche e i tòpoi di Facebook & friends: queste sono ben riconoscibili e analizzate in maniera divertente, ma non si traducono in efficaci momenti di sussulto, tensione, figuriamoci paura (anche per colpa degli anonimi interpreti, silurabili in blocco).
Un paio di sequenze ispirate – il gioco delle confessioni è palpitante – e la certezza che non siamo al cospetto di un’altra bruttura alla Smiley (M. Gallagher, 2012, simile per tematiche): Unfriended è attuale e in qualche modo sperimentale.
Colpevole però di non sferrare il colpo decisivo, incapace di soddisfare chi da un film horror cerca osceni scenari e colpi allo stomaco. La sensazione, fastidiosamente déjà-vu, è che ci troviamo nuovamente di fronte a un horror “parental control”, al risparmio in tutti i sensi, che non osa neanche quando sarebbe lecito. La fiammella si riaccende appena appena in un finalino prevedibile ma gradevole.
Insomma, per restare in tema, Unfriended non è roba da togliere l’amicizia a mister Gabriadze, ma neanche da premiare con un like.
Per un miglior utilizzo del canale Youtube a fini sanguinari, rivolgersi al grottesco e divertentissimo Death Tube (Yohei Fukuda, 2010).
Luca Zanovello
Responsabile della sezione Cinema e del neonato esperimento di MaSeDomaniTV (il nostro canale Youtube) Luca, con grazia e un tocco ironico sempre calibrato, ci ha fatto appassionare al genere horror, rendendo speciali le chiacchiere del lunedì sulle novità in home video, prima di diventare il nostro inviato dai Festival internazionali e una delle figure di riferimento di MaSeDomani. Lo potete seguire anche su Outside The Black Hole
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