Ci sono giorni che a ripensarci paiono non veri. Parlo di quelli in cui tutto scorre fluidamente, come protetto da un’aura magica e l’impossibile diventa reale. Al mio elenco di fanta-giornate aggiungerò l’odierna. Perché essere a Cannes, arrivare difronte al Palais e semplicemente entrare alla proiezione-evento, con tanto di coro che ti accoglie con un gioioso “bonjour Madame”, ha dell’incredibile. Ancora più surreale è che il film si riveli ben oltre le già elevate aspettative personali e che l’esigente stampa, riversatasi in Costa Azzurra, non solo si faccia rapire dalle immagini ma si lasci scappare applausi a scena aperta, cori da stadio, e istanti di giubilo degni di un adolescente in preda ad una tempesta ormonale. Soprattutto se stiamo parlando di una pellicola main stream, di un mega Blockbuster, di un prodotto made in Hollywood farcito di superstar che fanno trasalire il pubblico tutto (giovani, adulti, maschi e femmine) mentre siamo nella cornice del selettivissimo Festival de Cannes.
Oggi sulla Croisette è arrivato MAD MAX FURY ROAD e, nonostante la diffidenza di molti, il suo creatore ha preso tutti in contropiede, scettici compresi. George Miller ci ha fatto innamorare della sua nuova opera, ci ha fatto tornare ragazzini e ci ha fatto dispiacere che il suo fanta-action-post-apocalittico non gareggiasse nella competizione principale.
Cosa ha fatto Miller? Trent’anni fa ha creato una icona, un personaggio memorabile di nome “Mad Max”, dopo tre episodi (non tutti al top), ha dedicato gli ultimi dodici anni a farlo rivivere e, in queste ore, coraggiosamente, ha presentato il frutto di tanto lavoro a Cannes. Il povero MAX è finito in un nuovo disastro potenzialmente letale, con un nuovo volto (quello del poliedrico Tom Hardy, sempre più sogno proibito della popolazione femminile) e con al suo fianco un anti-eroe che riempie la scena (la divina e bravissima Charlize Theron).
Il risultato? Una mastodontica, pirotecnica, avvincente apocalisse nell’apocalisse. Una gioia per i sensi: vista e udito rimangono presto inebriati dal trionfo di colori e note. MAD MAX FURY ROAD ha una fotografia e una scenografia da far cadere la mandibola: perfettamente patinata, surreale ma sempre con un non-so-che in grado di ancorare la scena alla realtà. E il cast è altrettanto stupefacente. I protagonisti, avvicendati in scazzottate, inseguimenti, sparatorie senza sosta, hanno una inconsueta profondità (soprattutto tenuto conto che stiamo navigando nelle acque dell’action duro e puro). Data la presenza di marce di guerra, fondamentali diventano i giochi di sguardi, che qui riescono a mostrare sofferenza, speranza, disperazione, umanità. Max e Furiosa non mollano mai e noi tifiamo per loro. I due trasformano il film di Miller in un inno alla vita.
Siamo difronte ad un’opera attenta, ricca di metafore e possibili chiavi di lettura che non viene mai meno alle regole del migliore intrattenimento. MAD MAX FURY ROAD trabocca effetti speciali in grado di strabiliare un’audience ogni giorno più assuefatto e insoddisfatto. E’ gigantesco. E’ rumoroso, fisico, essenziale nei dialoghi e fa scorrere fiumi di adrenalina, ma riesce – magicamente – ad entrarti dentro e farti dimenticare il (tanto) rumore a favore degli (innumerevoli) dettagli, delle incredibili performance e dei creativi risvolti.
Ora, come dei ragazzini, ci ritroviamo a sperare che l’ottima squadra, in grado di farci dimenticare l’esistenza di un originale, non cambi così da regalarci una nuova storia, possibilmente, senza attendere decadi.
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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