Ho riso, ho atteso, ho sperato, ho sognato e ho applaudito alla favolosa storia narrata dal curioso film “Tale of Tales”. “Tale of Tales” è la nuova fatica di Matteo Garrone, è l’opera con cui il regista supera sé stesso, le nostre aspettative, l’esame della selezione ufficiale del Festival de Cannes e ora concorre per la Palma d’Oro 2015.
Garrone stupisce il pubblico con una pellicola in costume. “Tale of Tales” è un fantasy che attinge da quella letteratura nostrana poco conosciuta, e spesso non studiata, che ha fatto la fortuna di tanti nei secoli, ma che a casa propria è stata relegata in un angolo scivolando nell’oblio. Il film ha un cast internazionale che abbaglia con le sue interpretazioni misurate, senza alcuna forma di eccesso o caricatura, che ci portano a parteggiare per l’uno o per l’altro, sperando che alla fine l’ordine delle cose e il bene comune tornino in tutti i regni.
Il regista cambia quindi rotta e questa volta si tuffa in un progetto ambizioso: sdoganare e far innamorare il grande pubblico di un autore tanto importante quanto dimenticato, precursore di un genere unico che ha posto le basi delle moderne favole. Biancaneve, Il gatto con gli Stivali e la storie dei Fratelli Grimm sono, infatti, nate sotto l’influenza di “Lo cunto de li cunti” di Giambattista Basile, una raccolta di cinquanta fiabe barocche scritte in napoletano (dell’epoca!). Novelle fantastiche, fantasiose, avventurose, realistiche, drammatiche, talvolta giocose e spesso tinte di rosso. Garrone ne ha scelte tre. In tutte l’amore è protagonista, che sia fraterno, materno, paterno o di un marito passionale. È una vera parata di sentimenti forti, di donne dalla volontà granitica, di avventure imprevedibili.
Sono storie meravigliose di draghi, di orchi, di sogni avverati, di premonizioni, di segreti patti con forze occulte, di streghe buone, di facili costumi e di molte illusioni.
Seguiamo una fanciulla che vuole vedere il mondo oltre le mura del Castello e si ritrova in cima ad una montagna, destinata a perire; una madre che vuole un figlio ed è disposta a sacrificare tutto oltre ogni logica; e un’anziana accecata dalla voglia di avere indietro la giovinezza non goduta al punto di affrontare l’impossibile.
Il cineasta romano dimostra grande abilità nel dirigere i suoi attori, nel ricreare atmosfere perdute e scovare location che paiono sospese nel tempo e nello spazio. I luoghi (reali) incantano e assumono un fascino particolare una volta (ri)popolati di reggenti con un nutrito seguito di nobiluomini, di creature mitologiche e di personaggi sinistri. Il racconto è fluido e il fil rouge che lega la Regina di Selvascura (Salma Hayek), il Re di Roccaforte (Vincent Cassel) e quello di Altomonte (Toby Jones) è di una modernità sconcertante. Amore e bellezza. Ossessione, senso del possesso e invidia. Mai una favola è stata più attuale.
E il dramma si fa largo, a passi di suspense, in un racconto fantasy (ai confini con l’horror): “Tale of Tales” ha davvero tutte le carte in regola per piacere alla critica e intrattenere sia il pubblico in sala sia quello che si sta riversando su la Croisette della città di Cannes.
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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