Il festival di Cannes sta alzando il sipario e i contendenti stanno arrivando in città. I fan del cinema tricolore non stanno più nella pelle: molta è la speranza che almeno uno dei tre registi provenienti dal Bel Paese riesca ad agguantare uno dei premi più ambiti. E Matteo Garrone sarà il primo a provarci. Il suo “Tale of Tales”, favola colorata e bizzarra, fantastica e moderna, sarà proiettata tra poche ore difronte alla stampa internazionale presente in Costa Azzurra. Noi siamo stati tra i fortunati che hanno assistito alla presentazione italiana quindi, nell’attesa di vedere le reazioni sulla Croisette e di recensirvi la pellicola, vi raccontiamo cosa è successo qualche giorno fa.
Outfit casual, microfono in mano, quieto e sorridente. Ecco come si è presentato alla stampa del suo Paese uno dei tre registi che riporrà nella giuria e nel pubblico del Festival de Cannes la speranza di iniziare una marcia trionfale sia al botteghino sia con la critica. Il suo “Tale of Tales” è una vera scommessa. Un film sontuoso, diverso, colto. Una favola horror dalle radici lontane, ma modernissima negli argomenti. E duro è stato il lavoro di selezione, scegliere e fondere solo tre favole, tra cinquanta a disposizione (perfette per una serie TV), tutte scritte nel 1600 dal semi-sconosciuto Giambattista Basile, che fossero in grado di appassionare un pubblico poco incline alle fiabe, al colore e alle opere in costume.
Decidere di portare sullo schermo il papà di tutte le fiabe, di puntare sul genere fantasy, e di girare in una lingua che non fosse la propria, erano tre elementi in grado anche da soli di scoraggiare la maggior parte dei cineasti nostrani. Ma non Garrone che questa sfida l’ha fortemente voluta, la sentiva come la naturale conseguenza del suo percorso artistico: se in passato partiva dal reale per approdare a una dimensione fantastica, oggi voleva provare a fare il contrario. Tanto più che sin dalla prima lettura aveva deciso di far conoscere Basile al pubblico (inter)nazionale.
E, in effetti, il respiro internazionale è forte e chiaro. Oltre ad affrontare un genere (il fantasy/horror molto apprezzato soprattutto oltre oceano), il regista ha girato (per la prima volta) in lingua inglese con un cast straniero a cinque stelle, che ha però accuratamente invitato in madrepatria. In questo modo ha evitato di scimmiottare un cinema che non fosse suo mantenendo intatta la matrice partenopea dell’opera.
Sfatato ogni collegamento e/o coordinazione con Martone e il suo moderno Leopardi, o con i fratelli Taviani e la loro rivisitazione del Boccaccio, Garrone ha dedicato qualche minuto a soddisfare le varie curiosità dei presenti. Ecco le tre domande/ risposte che ci hanno maggiormente intrigato.
Quali sono le favole originali alla base di “Tale of Tales”? La vecchia scorticata, La pulce, La cerva fatata sono i titoli dei tre racconti presi a riferimento e rielaborati per l’occasione. Si è, infatti, scelto di togliere qualcosa da una per aggiungere immagini in prestito da altre favole (per es. nel caso della regina triste che non rideva mai).
Quali artisti/ pittori/ registi/capolavori del cinema sono stati di ispirazione? Tracce de I Capricci di Goya, disegni un po’ macabri e un po’ ironici, sono ovunque; così come ha subito il fascino delle prime serie del Trono di Spade, della cinematografia horror di Mario Bava, dei cortometraggi di Pasolini e di Pinocchio, per cintarne alcuni.
Chi si cela dietro la dedica “a Nico e Marco”? Questi signori sono niente meno che i due papà del regista, quello biologico e il compagno di una vita della madre. Uomini di cultura, che hanno contribuito alla sua formazione artistica. Gli sembrava quindi corretto dedicare a entrambi il film.
L’incontro è stato ricco d’immagini, aneddoti e speranze. “Tale of Tales” è un film che non ci si aspetta da un cineasta italiano, è un’opera davvero perfetta per un’audience su vasta scala. Ora attendiamo che ci dia ragione anche il popolo del Grand Théâtre Lumière.
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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