Stiamo tutti scalpitando in attesa che si alzi il sipario sulla 68° edizione del festival del cinema francese che ogni anno si tiene in questo periodo, nella vicina Costa Azzurra. Dal 13 al 24 maggio 2015 Cannes diventerà una città blindata, per lo più popolata da persone che vivono in vario modo di cinema: attori, produttori, registi, distributori, agenti, stelle e stelline, artisti, cantanti, critici, fotografi e cronisti d’assalto, più una variopinta fetta di umanità composta da curiosi, residenti divertiti e malcapitati, increduli di esser finiti per casualità in un simile caos very glam.
Per dodici giorni farò parte di coloro che si ciberanno di film, dormiranno poco e correranno molto nel nome di un folle amore per la settima arte. Nell’attesa, monitoro compulsivamente il sito web della kermesse, con la (vana) speranza di trovare un nuovo comunicato che anticipi qualcosa in più di quanto già svelato – pellicole a sorpresa, ospiti inattesi, incontri col pubblico in cui poter conversare con divi e divine irraggiungibili.
Durante un’incursione notturna nel cyberspazio mi sono imbattuta in una serie di aneddoti sulla nascita di questa blasonatissima manifestazione. Non mi ero, infatti, mai soffermata sul suo esordio, non avevo prestato attenzione alle date e non mi ero mai resa conto di quanto rocambolesca e/o sfortunata (dipende dall’umore con cui si legge la storia) fosse stata la partenza di questa vetrina internazionale nata con l’idea di distinguersi.
Correva l’anno 1939 quando, su impulso del Ministro dell’Istruzione e delle Belle Arti francese, Jean Zay, si decise di organizzare un festival di respiro internazionale che tenesse testa alla Mostra del cinema di Venezia e prendesse le distanze dalle idee politiche totalitarie. Sotto la presidenza di niente meno che Louis Lumière, vennero quindi avviati i preparatavi per un grande evento che si sarebbe dovuto tenere nella elegante città di Cannes durante il mese di settembre. Tutto era stabilito, i film, gli ospiti, i luoghi, quello che purtroppo gli organizzatori non avevano previsto era che un noto dittatore decidesse di invadere la Polonia proprio in quel periodo dando il via al secondo conflitto mondiale.
Complice quindi la guerra, il festival – ad un passo dal vedere la luce – fu rinviato a data da destinarsi e dovette attendere ben oltre il ritorno della pace. Nonostante gli sforzi di molti, infatti, né il dicembre successivo, né nel 1942 si riuscì ad assaporare questo sogno.
Solo nel 1946, all’interno del Casinò di Cannes, si tenne la prima edizione della kermesse che tutti conosciamo con 40 lungometraggi (provenienti da 21 paesi) che si contesero il Prix du Jury International.
Si dovette però pazientare ancora qualche anno per potersi augurare “ci vediamo l’anno prossimo sempre sotto questo sole”. Fu solo dal 1951 che gli appuntamenti divennero regolari. Vuoi per problemi di budget, vuoi per la costruzione del Palais, vuoi per altri inconvenienti, solo dagli anni ’50, infatti, il Festival iniziò a crescere e a imporsi nel panorama globale come uno dei più importanti e influenti eventi cinematografici. Non stupiscono quindi le decisioni di modificare il mese in cui far cadere la ricorrenza (ri-fissata per maggio, in modo da evitare una contrapposizione con Venezia) e di introdurre un nuovo premio, la Palma d’Oro (1955). Da quel momento gli “incidenti” furono legati solo ai capricci degli ospiti, attori, registi, varie star (qualche succulento aneddoto ve lo racconteremo presto) e di chi deteneva in vario modo il potere decisionale.
L’ascesa è stata davvero inarrestabile. Da evento social, a meeting imprescindibile per Industry e stampa. Oggi, infatti, è considerato uno dei più importanti rendez-vous delle figure che contano nel cine-firmamento e la città ospite, ogni anno per due settimane, si trasforma in un surreale set in cui si decidono le sorti e le tendenze di molte pellicole.
Vissia Menza
Chiudiamo con una curiosità: lo sapevate che la denominazione ufficiale “Festival de Cannes” risale solo all’anno 2002? Conoscete il motivo di tale cambiamento? A questa domanda e ad altri PERCHE’ risponderemo nel prossimo appuntamento. À bientôt!
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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