La recensione di Cake, il film di Daniel Barnz con protagonista Jennifer Aniston.
Durante il mese di febbraio, molti di noi sono rimasti a bocca aperta nel leggere della “inspiegabile esclusione” dalla cinquina dei finalisti al premio Oscar® di Jennifer Aniston per la categoria di miglior protagonista femminile. Su Google si devono essere impennate le ricerche dagli IP italiani dei tag “jennifer aniston” e “nomination oscar 2015”. Il punto di domanda stampato sulla fronte degli internauti non è però scomparso alla scoperta del titolo che poteva consacrare l’attrice nel firmamento del cinema, al contrario, si deve essere ingigantito: che cosa si celava dietro Cake? L’opera, alle nostre coordinate, era del tutto sconosciuta.
La curiosità crescente degli utenti deve aver fatto accendere la luce verde a chi era dubbioso sulla sua distribuzione nelle sale perché, da qualche ora, anche in Italia è possibile vedere la toccante interpretazione della fidanzatina d’America.
Cake è la storia di Claire Simmons, una donna cinica, chiusa, arrabbiata, che si punisce per qualcosa che inizialmente non ci è dato sapere. È in palese sofferenza fisica e mentale, ha appena perso un’amica, o così pare, ed è tremendamente sola in una casa troppo grande e troppo vuota. Al suo fianco c’è solo la domestica-tuttofare che inspiegabilmente le perdona ogni capriccio. Con lo scorrere dei minuti, le cose non vanno meglio: la redenzione e il perdono non fanno parte di Claire, la quale inizia a intrecciare una stravagante frequentazione con il marito della defunta “amica”.
La pellicola è diretta da Daniel Barnz, regista laureato a Yale, che ha esordito nella compagnia teatrale di Tim Robbins, la cui filmografia non è del tutto conosciuta dalle nostre parti. Ad onor del vero, la eco della Aniston appesantita e imbruttita sul set di un dramma era arrivata sin qui, ma nulla di più si sapeva. Trama, autori e resto del cast erano avvolti da quella nebbia che solo oggi si è diradata.
Cake porta in scena il dolore di una donna, di una moglie, di una madre che ha subito il peggiore dei traumi, che nel quotidiano vive schiacciata dal senso di colpa e non vuole trovare sollievo, che pare punirsi per non essere stata perfetta e/o chiaroveggente. Il regista cerca quindi di fare un’istantanea delle umane reazioni alle tragedie, di portarci nell’intimo di un animo straziato che dopo aver toccato il fondo fatica ad aggrapparsi all’ultimo spiraglio che la vita gli offre. E che la Aniston, oltre ad essere bella, fosse anche brava l’avevamo intuito sempre a Toronto l’anno in cui fu presentato un altro film di cui poi si sono perse le tracce: Life of Crime, il tragicomico dramma – basato sul romanzo The Switch – in cui l’attrice aveva preso tutti in contropiede con la sua interpretazione.
Claire è angosciante e Silvana, la domestica, ci fa tenerezza. Il resto, invece, rimane troppo distante: non riusciamo mai a sentirci dentro la casa di Claire, a toccare la sofferenza sua e degli altri protagonisti. Siamo distaccati, a tratti un po’ annoiati, complice un ritmo lento ai limiti del soporifero. L’unica spiegazione che riusciamo a darci è che la regia, troppo intenta a inseguire il film d’autore, si sia dimenticata di dirigere il suo (potenzialmente) incredibile cast, impedendo a Cake di trasformarsi in un capolavoro di emozioni e penalizzando proprio la sua protagonista. Obiettivo sfiorato. Peccato.
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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