È notizia di poco fa: il film “Avengers Age of Ultron”, con un opening di oltre un milione di presenze, si è posizionato immediatamente in testa al botteghino italiano. E qualche giorno fa Joss Whedon era in città, per poco, ma era Milano. I suoi fan, gli amanti dei supereroi e dei Vendicatori potranno quindi comprendere quanto l’occasione fosse imperdibile. Incontrarlo e approfondire il dietro le quinte della sua ultima fatica, scoprire i suoi progetti futuri e qualcosa in più sulla sua persona ha mandato molti di noi in fibrillazione. Qualora vi steste domandando chi sia questo signore, ecco qualche esempio: è il papà della serie diventata culto “Buffy l’Ammazzavampiri”, del meraviglioso fanta-horror “Quella Casa nel Bosco” ed è il regista dello strabiliante “Avengers Age of Ultron” che sta conquistando il pubblico nostrano.
Joss Whedon, classe 1964, nasce a New York, è stato candidato all’Emmy® e all’Oscar® e ha diretto il più grande successo Disney di tutti i tempi, il film “Avengers”. Non stupisce quindi venga da una famiglia di autori televisivi. La sua fantasia e il suo talento paiono non avere limiti e Hollywood sa che con lui in squadra il successo è pressoché assicurato.
C’era quindi la possiblità di trovarci difronte ad una persona granitica, affaticata dal tour promozionale e/o ipersensibile, invece l’uomo che si è presentato a noi era quieto e concentrato, con uno sguardo gentile e pronto alla battuta. Con fare amabile, indossando un outfit tanto comodo quanto simile al nostro, ha risposto alle domande di coloro che sono accorsi. L’empatia si è presto diffusa nell’aria e la voglia di rimanere in sua compagnia ha reso l’incontro intenso e ricco.
La conferenza ci ha permesso di soddisfare non solo curiosità comuni tra cui, per esempio, come avesse scoperto la rocca in cui ha girato le scene italiane del sequel di “Avengers”, ma anche alcune tematiche tecniche – come l’uso dei droni nelle riprese aeree – e argomenti più personali.
Whedon ci ha svelato che in gioventù è venuto nel Bel Palese con i genitori, ha esplorato Orvieto, Firenze, l’appennino e molte altre città d’arte. Inizialmente, non credeva di riuscire a girare in Val d’Aosta, è rimasto quindi strabiliato quando è stato accolto a braccia aperte e… con un calice di buon vino. Da noi, però, non ha usato gli avveniristici droni, quelli li ha riservati alla Corea del Sud e alla città di Londra.
Le location del film, infatti, sono molte e distanti tra loro: da New York a casa nostra, via Johannesburg, Seoul e la City. Cosa che ha contribuito non poco a trasmettere l’idea che i Vendicatori fossero i protettori di tutto il pianeta e fossero mondialmente conosciuti. Questo dettaglio ci ha portati a chiedere la sua opinione sulla crescente tendenza di Hollywood ad attingere dai fumetti degli anni ’60 provocando, in un periodo di crisi globale, un’invasione di supereroi al cinema.
Il regista ha condiviso come l’attuale trend riesca ad assecondare, tra l’altro, la voglia di autocritica della società (affidare la soluzione ai supereroi è pur sempre una scorciatoia) mentre tornare indietro nel tempo introduca un elemento nostalgico in grado di rievocare immagini positive. Un messaggio di speranza che, unito all’ironia che da sempre contraddistingue le storie nate in casa MARVEL, rende il divertimento più costruttivo ed etico. Anche l’introduzione di nuovi personaggi (e i relativi accordi e contrasti), nonostante in prima battuta sembrasse un eccesso, alla fine ha conferito maggiore profondità e umanità alle figure che popolano la pellicola. Vedova Nera, la sua prediletta (!), ne è un chiaro esempio: una donna forte, determinata, con un immenso trauma alle spalle che, grazie alla sola forza di volontà, riesce a lasciarsi andare sino a provare dei sentimenti.
A parte alcune curiosità iniziali di stampo nerd, la conversazione è quindi riuscita a coinvolgere tutti i presenti, a regalarci conferme (i prossimi capitoli della saga probabilmente non lo vedranno al timone, ma in veste di consigliere) e a ricordarci che non esiste battaglia tra il mondo dei fumetti e il cinema, ma solo il reciproco sostegno per offrire a tutti un tocco di buon umore e speranza.
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”