Un’intesa e passionale MEDEA vi attende al cinema

Medea la donna forte, piena di ardore, vendicativa. Medea la moglie il cui dramma è senza tempo, mai tanto moderno quanto in questo secolo. Medea la madre alienata descritta da Euripide. Medea la tragedia dedicata al più grande dolore che possa provare un genitore, andata in scena per la prima volta nel 431 a.C. ad Atene, scritta per soli attori uomini e per un pubblico maschile, torna a teatro, sul nobile palco del National Theatre di Londra, e per un giorno – oggi – anche nei cinema della Penisola.

Medea” narra il dramma di una donna, una moglie, una madre, umiliata, straziata e sottoposta a così tanta pressione da rasentare la follia. E’ un’opera con un tale ventaglio di emozioni e situazioni da imporsi e indurci a riflettere. Parla di amore incondizionato che va a braccetto con l’opportunismo sfrontato; di differenze tra uomo e donna; di culture che s’incontrano e scontrano (una più raffinata e l’altra considerata retrograda e barbara); dell’urgenza di un riscatto sociale per sentirsi come e più degli altri; dell’idea di famiglia tradizionale; e, soprattutto, dell’attaccamento che diviene gelosia, dello strazio di un ego ferito che induce alla vendetta, e della vergogna per l’onta subita che riesce a giustificare i gesti più inconsulti.

Medea (Helen McCrory) – Photo by Richard Hubert Smith

Medea è una figura di donna determinata, lucida, in preda ad atroce sofferenza, che è riuscita ad attraversare i millenni e arrivare a noi intatta, anzi, più forte di prima. “Medea” è una delle tragedie più amate e sentite dal pubblico. E la Medea portata sul palco della City, da un’intensa e incredibile Helen McCrory, riesce a legare con lo spettatore sin dall’apertura del sipario. Complice la coreografia, la musica e i passi di danza, nell’aria si respira ansia, paura e tanta straripante passione.

Gli attori s’impossessano del testo e lo fanno loro al punto di prenderci virtualmente per i capelli e trascinarci a forza al loro fianco, siamo parte del coro, e da un lato vorremmo scuotere Medea, farla ragionare, non mandarla incontro al suo destino; dall’altro lato, ci piacerebbe sferrare un paio di pugni all’ingrato e fedifrago Giasone, l’opportunista e insensibile ex-marito che stressa, umilia e cerca di manipolare, sino alla fine, la donna che ha rinunciato a famiglia e patria in nome del sentimento che li legava.

Jason (Danny Sapani) and Medea (Helen McCrory) – Photo by Richard Hubert Smith

Incredibilmente i protagonisti, man mano che sfilano sotto i riflettori, riescono a portarci dalla loro parte, per qualche minuto ci convincono tutti di avere ragione (l’egoista Giasone, l’inamovibile Re Creonte e persino la povera Medea), sino a quando l’immensa Helen McCrory ci rapisce, ci fa provare dolore, ci travolge e lascia senza fiato, in un finale da brividi lungo la schiena che merita una standing ovation.

La “Medea” a cui potete assistere oggi grazie a Nexo Digital (QUI l’elenco delle sale) è una rappresentazione sotto tanti punti di vista moderna, ma che non viene meno alle parole del suo autore e al messaggio che si voleva tramandare. Il testo, rivisto da Ben Power e affidato alla regista Carrie Cracknell, scorre veloce, ci regala appassionata e appassionante prova di recitazione e offre, ancora una volta, la possibilità di vedere una pièce che altrimenti ci imporrebbe un volo verso il Regno Unito. Perdere questa opportunità sarebbe un vero peccato.

Vissia Menza

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