Un uomo e una donna si rifugiano in un teatro (nella fattispecie il PimOff di via Selvanesco 75, a Milano) insieme al pubblico.
In questo spazio di illusoria resistenza attendono l’arrivo di qualcuno, di qualcosa: un nuovo inizio? La morte? Una rivoluzione? Un cambiamento? Forse arrivano gli Zombi.
Ma, si sa … il futuro, come dicono gli attori, è sempre ciò che accade agli altri.
Zombitudine non è uno spettacolo horror ma uno spettacolo sulla post-modernità, su questa condizione di semi-vita che percepiamo.
Gli Zombi siamo noi, l’anestesia è la nostra condizione quotidiana. Così in scena, come in sala.
Quella dello Zombi è l’immagine della nostra fine o forse, visto che la fine è probabilmente già arrivata e i tempi in cui viviamo di stenti sono morti, addirittura un’immagine di speranza, l’unica prospettiva di rinascita.
Elvira Frosini e Daniele Timpano sono autori, registi e attori.
I loro lavori sono stati rappresentati in numerosi teatri e festival in Italia e all’estero, e l’attesa in sala è carica di aspettative.
Lo spettacolo, tuttavia, non convince fino in fondo.
La recitazione, che vorrebbe trasmettere concitazione e ansia, riesce solo in parte a coinvolgere emotivamente lo spettatore, e resta in superficie: il filo narrativo è esile, riempito con gag e situazioni che non sempre s’innestano in modo efficace nel progetto d’insieme.
L’impressione generale è quella di uno spettacolo che, nonostante alcuni momenti efficaci, fatica ad uscire dalle intenzioni degli autori per centrare veramente il bersaglio: la sfida è sganciarsi da determinati cliché per approdare ad una rappresentazione dell’alienazione quotidiana che favorisca davvero una riflessione nuova e capace di incrinare le troppe certezze immobili della coscienza contemporanea.
Dopo le due serate milanesi l’8 e 9 marzo 2015, lo spettacolo continua il suo tour su e giù per la Penisola. In aprile sarà a Sinnai (CA). Trovate tutti i dettagli dei prossimi appuntamenti sul sito www.zombitudine.it.
Mata Hari
Mata Hari danza in cucina, piroetta con maestria fra ingredienti esotici o contadini, si produce in un doppio avvitamento verso la cantina, per scegliere la bottiglia più adatta alla pietanza consigliata. Scordatevi i virtuosismi alla Carla Fracci e concentratevi sui sapori: tra un pizzico di sale ed uno di ilarità, ne resterete sedotti ed ammaliati.
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