“Gente de Bien” (Gente per bene) è il film di esordio del Franco Lolli. Colombiano di nascita, il regista ha studiato e acquisito esperienza nel Vecchio Continente, proprio in quella Francia che gli ha dato la possibilità di debuttare nella prestigiosa cornice de La Semaine de la Critique del Festival de Cannes. Oggi il suo lungometraggio arriva in Italia grazie al Bergamo Film Meeting e alla sua Mostra Concorso.
Tra le opere di apertura di questa 33° edizione della kermesse lombarda, il lavoro di Lolli cavalca uno dei generi per cui si ricordano i paesi dell’America Latina: il dramma dettato dalla povertà. La storia del piccolo Eric è, infatti, quella di un ragazzino sballottato tra due genitori che lottano ogni giorno per non scendere sotto la soglia che segnerebbe la loro totale rovina. La pellicola si apre proprio con il bimbo, in mezzo alla strada, di notte, a Bogotá, che saluta triste la madre prima di andare a vivere con il padre, in una stanza fatiscente di una squallida pensione, in un pessimo quartiere, mentre la donna cerca di rimettersi in piedi.
Obbligato a stare in un luogo che – ovviamente – non gli pace, insieme ad un uomo che fa l’artigiano/ tutto-fare e non se la passa meglio di mamma, Eric un giorno conosce Maria Isabel, una delle facoltose committenti del babbo. La donna pian piano si prende a cuore il suo benessere e, ogni tanto, dà piccoli anticipi sui lavori, passa i vestiti dismessi del figlio ad Eric, e invita i due a trascorrere il Natale con lei, e i suoi parenti e amici, nella casa (una magione) di vacanza.
E sarà proprio in quell’ambiente che le divergenze e i preconcetti, emergeranno con una prepotenza tale da creare tensioni e mettere padre e figlio a dura prova, in tempi e modi differenti. I due dovranno fare i conti con chi sono e con gli altri, prevenuti e diversi da loro. Un confronto impari, tra stili di vita, in cui la buona volontà non riuscirà a mettere tutti d’accordo e/o a colmare il divario.
“Gente de Bien” parla con semplicità di relazioni sociali, famigliari e di classe. Non porta alla nostra attenzione una situazione nuova, è una delle tante storie drammatiche di cui abbiamo già sentito – e visto – chilometri di pellicole, e non cerca di indurre la lacrima facile con scene melense tanto apprezzate nei Paesi calienti ma, grazie ad uno stile asciutto, nella seconda parte, colpisce nel segno. Poche inquadrature, concentrate in una mezzora, di un’efficacia spiazzante. Vedere Eric affrontare la cruda realtà con innocenza, dignità e con una lucidità superiore a quelli degli adulti, strazia più di mille parole. La tragedia è lì che ci fissa e ci ricorda che talvolta le migliori intenzioni possono non essere la strada giusta.
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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