Una camicia bianca. Che cosa c’è di più noioso, deprimente quasi, nel guardaroba di una donna? Ci ricorda ferro da stiro e lavoro d’ufficio, quell’obbligo di vestirsi “in divisa”, corrette ma non necessariamente eleganti, qualcosa di semplice e banale che ci rende indistinguibili fra tante. Poi, siccome i miracoli avvengono, ci troviamo davanti a 25 camicie create – o meglio, minuziosamente progettate – da Gianfranco Ferré: e tutto cambia.
Un grande cuoco lo riconosci da come riesce a trasformare in un piatto sopraffino un uovo al tegame, un grande sarto da come sa reinventare un’umile camicia bianca, trasformandola in una impareggiabile opera d’arte. Perché di arte davvero si può parlare: non per nulla la mostra LA CAMICIA BIANCA SECONDO ME. GIANFRANCO FERRÉ è ospitata in una sede pubblica prestigiosa, la Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale a Milano, in un omaggio della città ad un grande interprete della moda italiana.
Come scrisse Baudelaire “l’immaginazione è la più scientifica delle facoltà”. E ne ha usata tanta l’architetto Ferré, in un mix di fantasia e meticoloso rigore, in continua innovazione ma sempre seguendo un suo riconoscibile stile. Uno stile che, con milanese sobrietà, è sempre rifuggito dagli eccessi, legando la creatività a punti di riferimento precisi e sicuri nelle forme, nei materiali e nei colori.
In una sala semibuia dove i giochi d’illuminazione sono essenziali, le 25 camicie indossate da manichini sono il nucleo centrale. Tutto intorno il percorso espositivo, che attraversa oltre vent’anni di progettazione, prevede per ogni modello bacheche con materiali d’archivio: bozzetti, disegni di dettagli tecnici, foto di sfilate e immagini pubblicitarie.
La moda non è la sorella minore dell’arte o della fotografia: è un diverso linguaggio. E non è niente di effimero: è cultura, ricerca, lavoro. Con la sua profonda conoscenza dei materiali Ferré ha utilizzato in accostamenti a volte inediti tessuti di seta e di cotone, sensuale raso e rigido popeline, scrocchiante taffettà e morbido crêpe de chine, spesso e “maschile” piquet ed impalpabile organza. E poi tulle e merletti, perle e ricami, impeccabili impunture a mano e bottoni appariscenti o invisibili, conferendo alla originariamente compassata e per tanto tempo immutabile camicia bianca, mille meravigliose identità.
M. P.
LA CAMICIA BIANCA SECONDO ME. GIANFRANCO FERRÉ
a Milano dal 10 marzo al 1° aprile
Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale
Ingresso libero
Informazioni pratiche, una ricca presentazione e belle immagini le trovate sul sito dedicato mostra.fondazionegianfrancoferre.com
Casalinga per nulla disperata, ne approfitta per guardare, ascoltare, leggere, assaggiare, annusare, immergersi, partecipare, condividere. A volte lunatica, di gusti certo non facili, spesso bizzarri, quando si appassiona a qualcosa non la molla più.
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