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Il nuovo millennio è un insieme esplosivo di sogni e disillusioni. Con la caduta vertiginosa dell’economia, la vittoria della tecnologia e la crisi dell’ego delle persone, gli ultimi due lustri passeranno agli annali. Nonostante tutto, però, l’essere umano non ha smesso (e mai lo farà) di amare e sperare in un futuro migliore. Delia e Gaetano, i protagonisti della nostra storia, non si sottraggono a questa regola. Sono figli del loro tempo: frustrati, disincantati, disinnamorati, ma… hanno vissuto intensamente un amore.

Delia e Gaetano oggi siedono a un tavolo e a stento riescono a rimanere uno difronte all’altro. Sono irritati, arrabbiati, pronti a sfidarsi. Col pretesto di organizzare le vacanze dei figli, quell’incontro si trasformerà in un gioco al massacro, mentre una serie di flashback riavvolgerà il nastro della loro storia per farcela rivivere, passo dopo passo, sino all’odierno sfacelo. Cos’è successo ai due giovani innamorati di un tempo? Dove sono finiti la passione e l’ardore che ha dominato la loro relazione? Perché da adulti sono tanto cambiati?

Photo: courtesy of Universal Pictures

Photo: courtesy of Universal Pictures

“Nessuno si salva da solo” è il titolo del romanzo di Margaret Mazzantini pubblicato nel 2011 che oggi arriva sul grande schermo grazie al suo compagno, Sergio Castellitto. Non è la prima volta che il regista traspone i racconti dalla moglie e mai come oggi si avverte la sintonia che li lega. Il nuovo lavoro di Castellitto è solido, sicuro, chiaro e diretto. Mira a scalfire il nostro scudo, entrarci sotto pelle e farci vacillare, non ci porta alla disperazione ma ci provoca un bel po’ di sospiri e pensieri.

L’immedesimazione in questa storia è semplice, veloce e automatica. I trascorsi della coppia che si sta dando battaglia ricordano molte liti in cui ci siamo trovati o a cui abbiamo assistito. Le unioni che implodono sono all’ordine del giorno, i motivi sono sempre i medesimi, e le frustrazioni causate da occupazioni di ripiego e dall’assenza della sperata carriera, sono esattamente i drammi che abbiamo affrontato tutti.

Photo: courtesy of Universal Pictures

Photo: courtesy of Universal Pictures

Nei panni dei due protagonisti ci sono Riccardo Scamarcio e Jasmine Trinca, due amici fuori dal set, due professionisti sotto i riflettori. I due attori riescono a comunicare complicità e profonda intesa, conferendo ai loro personaggi la dimensione realistica che ci aiuta a non percepire lo schermo. Trama, cast e regia convincono e il supporto di una colonna sonora di cui lo stesso Castellitto va fiero, aggiunge il tocco finale.

La pellicola scorre ed è impossibile eccepire qualcosa. Un lavoro coerente con quanto ci ha abituati, di alto livello, con argomenti che hanno il potere di intrigare chiunque. Solo a casa, giorni dopo, ripensandoci, emerge quel qualcosa che avvertivamo e non vedevamo, inizialmente celato dalle tante immagini familiari e dal turbinio di sensazioni provate in sala.

Photo: courtesy of Universal Pictures

Photo: courtesy of Universal Pictures

Ieri come oggi, le pagine della Mazzantini sono dominate da protagoniste apparentemente forti, combattive e indipendenti, in realtà fragili e alla ricerca di una figura (maschile) che le sgravi dall’angoscia che le attanaglia. Le donne descritte dall’autrice soffrono e fonte del loro male sono le scelte che compiono: non per forza le peggiori, probabilmente le più ovvie in un determinato momento, ma con conseguenze dolorose. Sembrano moderne martiri di se stesse a caccia di un sollievo che tarda ad arrivare.

E questa ricerca, questo insistere sulla disfatta, emerge soprattutto nelle trasposizioni cinematografiche. È lo stesso regista a raccontarci di aver preferito un finale che lasciasse la porta aperta al futuro. Quasi una conferma che non siamo i soli a preferire vi sia uno spiraglio da cui possa entrare aria fresca che alleggerisca l’animo e ridia speranza che  “domani è un altro giorno” e potrebbe essere migliore.

Vissia Menza