Quando abbiamo programmato la pubblicazione dello “speciale erotismo” (lo trovate qui), fra le possibile scelte sul fronte letterario mi era balenato in mente il celebre “Paura di volare” di Erica Jong.
Nel suo romanzo, edito nel 1973 e rapidamente divenuto un caso sociale prima ancora che editoriale, la Jong affida ad una protagonista con tutti i crismi dell’anti-eroina il suo manifesto di liberazione femminile. Una liberazione che, naturalmente, passa anche attraverso fantasie ed episodi legati alla sessualità (è della Jong la prima teorizzazione della “zippless fuck”, l’incontro erotico senza impegno), ma che non si limita naturalmente a questi aspetti: Isidora, la protagonista, è combattuta fra l’approdo sereno del suo matrimonio un po’ piatto e la burrascosa relazione in fieri con Adrian, ma è soprattutto una donna tormentata, una donna che trema al solo pensiero del dolore, dell’abbandono, del fallimento.
E’ piuttosto ironico che – come accade spesso – il romanzo sia diventato quasi un “programma politico” per una generazione di lettrici che esaltavano la libertà della protagonista. La trovo una interpretazione decisamente superficiale: Isadora è molto distante dall’essere un personaggio forte, ha una fragilità esistenziale sottilissima che rischia continuamente di andare in frantumi. Senza alcun dubbio, contestualizzando la lettura al 1973 non si fatica a riconoscerne l’impatto esplosivo, ma ridurre “Paura di volare” a una sorta di cronaca degli incontri amorosi della protagonista equivale a commettere una sorta di libricidio.
Più di tutto, mi son sorpreso a ridacchiare più e più volte durante la lettura: nella narrazione in prima persona di Isadora emergono dei pensieri di una sottilissima e spettacolare ironia politicamente scorretta:
“Eravamo diretti a Vienna e l’occasione era storica. Parecchi secoli e alcune guerre prima, nel 1938, Freud era stato costretto a scappare dal suo famoso studio nella Berggasse perché i nazisti minacciavano la sua famiglia (…) “Il popolo che aveva inventato lo “schmaltz” (e i forni crematori) avrebbe dimostrato agli analisti com’era contento di vederli finalmente di ritorno. Bentornati! Bentornati! Almeno, quelli di voi che sono sopravvissuti ad Auschwitz, Belsen, ai bombardamenti di Londra e all’intervento americano. “Willkommen!”
Si può dire di tutto degli austriaci, ma non che non sono affascinanti.”
“Che cosa ne pensa del ritorno degli psicanalisti a Vienna?» gli chiesi sfoderando il mio tono più accattivante da intervistatrice. (…) «Be’,» disse il dottor Smucker, imperturbabile, «mi dica, “lei” che cosa ne pensa?» E si allontanò ondeggiando in direzione della moglie, una donnina coi capelli ossigenati e un triste abito di maglia blu con un piccolo coccodrillo verde sopra il seno destro (triste anche quello).
Avrei dovuto immaginarlo. Perché gli analisti rispondono sempre a una domanda con un’altra domanda?”
“Gli uomini hanno sempre detestato i pettegolezzi delle donne perché sospettano la verità: le donne prendono le misure e fanno paragoni. Nelle società caratterizzate da un alto grado di paranoia (arabi, ebrei ortodossi) le donne vengono nascoste sotto il velo (o sotto la parrucca) e tenute il più lontano possibile dal mondo. Eppure riescono comunque a spettegolare: la prima forma di presa di coscienza. Gli uomini possono prenderle in giro ma non possono impedire loro di chiacchierare. Il pettegolezzo è l’oppio degli oppressi.”
Per queste perle e per una generale ed evidentissima cultura letteraria, sia pur inevitabilmente segnato dal tempo “Paura di volare” è un libro che vale davvero la pena affrontare, sempre che non vi disturbi un utilizzo marinaresco della parolaccia.
Alfonso d’Agostino
SCHEDA LIBRO
Autore: Erica Jong
Titolo: Paura di volare
Traduzione: Marisa Caramella
Editore: Bompiani
Pagine: 438
ISBN: 978-8845277146
ACQUISTO
Amazon.it: cartaceo con copertina flessibile (11,05 €); formato Mobi per Kindle (6,99)
Apple iBooks Store: formato epub per Ipad e altri ebook reader (6,99 €)
Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.