Prendete un killer professionista, foderatelo di soldi per svolgere un compito apparentemente semplice come portare una borsa dal punto A al punto B. Imponetegli di non aprirla e lasciatelo ad attendere col misterioso malloppo, per tutta la notte, in un motel squallido, nel mezzo del nulla, in balia degli individui più loschi che vi vengano in mente. Dragna è il nome del boss senza scrupoli col volto di Robert De Niro, mentre il sicario vecchia scuola ha le sembianze di John Cusack. Abbassate le luci, accendete un neon e fate scendere copiosa la pioggia. Il noir è servito.
“Motel” (in originale, l’eloquente “The Bag Man”) è la storia di Jack e dell’interminabile notte in cui dimostrerà le sue abilità, il suo istinto di sopravvivenza e la sua fantasia mentre è nel più orribile, cadente e isolato dei luoghi. Proteggerà l’oscura borsa a colpi di pistola, bottiglia e pala. Incontrerà malavitosi, teppisti e ambigui personaggi. Salverà una misteriosa donna e si farà salvare da lei (forse), prima di vedersela con tutti. 24 ore da bersaglio, un incubo in cui le sorprese si susseguono senza sosta e non sono mai piacevoli. E quando crede sia finita, non è così. Possiamo dire che il finale colpisca, stordisca, stupisca.
Il regista David Grovic confeziona un thriller, un noir, un film che condisce la suspense con tocchi talvolta splatter altre volte sensuali, gradevoli e divertenti parentesi perfette per cadenzare la trama e tenerci attenti, intrappolati nella rete, anzi, infangati in prossimità di un albergaccio di chissà dove. I personaggi sono pochissimi, tre protagonisti e due comprimari, una manciata di persone chiuse in un luogo. Il set potrebbe essere il palco di un teatro e pochi se ne accorgerebbero. La struttura è quella propria della tragedia classica, ce lo conferma anche lo stesso Grovic.
La sceneggiatura, invece, sorprende giacché attinge al racconto “La Gatta” di Marie-Louise Von Franz. L’autrice, infatti, era una psicologa (una delle ultime allieve di Jung) e “La Gatta” non era propriamente una storiella thriller. Un azzardo secondo alcuni, probabilmente il motivo per cui oltre oceano non ha ottenuto l’unanimità nei consensi. E così, “Motel” arriva nei cinema nostrani senza una gran eco, cosa che – forse – sarà la sua salvezza.
Entri in sala senza aspettative ed esci contento di quanto visto: un lavoro a tratti prevedibile (ma quale noir non lo è?) che sa intrattenere. Le botte sono continue (e da orbi!), alcune pure politicamente scorrette; lo yo-yo emozionale cattura (che vi piaccia o meno); e il cast convince, nonostante vi sia l’alta probabilità che abbia recitato bendato (l’opera non appare difficile). Probabilmente non diventerà una hit al box-office (… mai dire mai, la platea tricolore talvolta dirazza), ma “Motel” è uno di quei film di genere che potrebbe funzionare.
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”