E’ qualche anno che i lettori italiani – meno sprovveduti di quanto si ritenga tipicamente – hanno scoperto Joe Lansdale. L’autore texano è rapidamente divenuto un cult nel nostro paese, e allora vale la pena appoggiarsi ad una sua affermazione per introdurre la recensione di un libro certamente meno celebre del film che ne è stato ricavato:
“Ho sempre amato Chandler e Hammett e Hemingway, ma nel corso degli anni sono giunto a pensare che Cain, con Il postino suona sempre due volte e La fiamma del peccato, era il padrone della macchina della scrittura hard boiled”
Che “Il postino suona sempre due volte” sia un testo di riferimento lo dimostrano sia la presenza nella Lista dei 1001 libri da leggere a tutti i costi che ne “I migliori cento romanzi gialli di tutti i tempi”, elenco pubblicato nel 1990 dalla Crime Writers Association (CWA), gruppo che raccoglie gli scrittori di genere.
Vale però la pena cercare di capire perché, e io ho un paio di risposte esplose tra i neuroni al termine della lettura del romanzo di Cain.
Iniziamo col sottolineare come giovi una trama semplice e lineare: una sorta di “lui, lei, l’altro” in chiave nerissima. “Lui” è Frank, una sorta di mezzo reietto, disoccupato, pluri-frequentante le prigioni federali. “L’altro” è Nick Pappadakis, il greco gestore di una taverna in cui Frank si ritrova ad approdare. “Lei” è Cora, moglie dell’oste. Punto. Non ci sono altri personaggi rilevanti, non vi sono altre ambientazioni importanti.
C’è solo Frank che vede Nora e – siamo nelle primissime pagine! – non può fare a meno di notare che “Carrozzeria a parte, non è che fosse una bellezza mozzafiato. Ma aveva un’aria imbronciata e un certo modo di sporgere le labbra che mi fece venir voglia di masticargliele”.
La semplicità paga sempre. Sempre.
E poi ci sono le passioni che agitano il libro. Tutto è esasperato, eccessivo, montato ad arte per non lasciare alcuno spazio ai toni del grigio: il greco è brutto come un gol subito dalla tua squadra del cuore al 94°, la passione fra Frank e Cora esplode con una potenza da divinità nel Pantheon latino, la sensualità e la capacità di circonvenzione della donna superano l’umano intelletto. Il risultato non può che essere (altamente) esplosivo.
Una scrittura diretta, scarna, asciutta fino a suscitare il ricordo di Bukowsky completa il quadro di un romanzo che è stato capostipite di una forma letteraria e ha contribuito a definirne i confini. Se poi consideriamo che è stato pubblicato negli anni 30, sembra quasi di dover gridare al miracolo.
Alfonso d’Agostino
SCHEDA LIBRO
TITOLO: Il postino suona sempre due volte
AUTORE: James M. Cain
Traduttore: F. Salvatorelli
EDITORE: Adelphi
COLLANA: Gli Adelphi
PAGINE: 122
ISBN: 978-8845914676
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Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.
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