Da piccola avevo spesso la febbre, “ero gracilina” dicevano tutti, di fatto avevo solo poca ciccia a isolarmi quando le temperature si facevano rigide. In quei lunghi pomeriggi, stordita, sotto le coperte, a tenermi compagnia c’erano i cosiddetti “film vecchi”, per lo più colossal made in USA con dei fusti dell’età dei nostri nonni. A distanza di tempo mi sono resa conto di aver visto una dopo l’altra tutte le pietre miliari del grande cinema hollywoodiano. Charlton Heston, passione di mia nonna, appunto, a cadenza regolare riempiva lo schermo con tutta la sua fisicità. Soprattutto sotto le feste era d’obbligo vedere per lo meno qualche spezzone di “Ben Hur”, “I dieci comandamenti” e altre simili cosucce di biblica ispirazione.
Sarò onesta, non sentivo la mancanza di quelle opere in costume dall’interminabile durata, spesso condite di macroscopiche sviste. Mi bastava poterli rinfrescare di tanto in tanto prima di addormentarmi. Dallo scorso anno mi sono messa il cuore in pace: qualcuno ha deciso di ridare nuovo smalto ai colossal della nostra infanzia. Nel 2014 ci siamo sorbiti un Noè col volto di Russell Crowe e nel 2015 è la volta del nuovo Mosè nella pelle di Christian Bale.
Senza soffermarci sulle differenze abissali di recitazione (personalmente provo ammirazione per Bale, mentre Crowe mi provoca insofferenza), il nuovo lavoro di Ridley Scott ci porta nell’antico Egitto, all’epoca dei faraoni, durante i quattrocento anni di schiavitù degli ebrei, popolo che venne salvato dall’avvento di Mosè.
Mosè cresce a palazzo al fianco di Ramses, due fratelli che si supportano e all’occorrenza salvano a vicenda, sino al giorno in cui Seti muore. L’insicurezza del giovane erede al trono lo conduce alla rovina e a scagliarsi contro il fratello di sempre. Mosè è costretto all’esilio nel deserto, ossia ad andare incontro a morte sicura, ma tutti sappiamo che le cose andarono diversamente.
A voler essere totalmente sinceri, la pellicola originale oggi non fa più presa, gli effetti “speciali” suscitano tenerezza, fanno sorridere, sono totalmente inadeguati. La recitazione dei protagonisti è oramai patinata, datata, vetusta. Un remake, quindi, con un ritmo e una aderenza (forse) maggiore agli usi del tempo (per quanto ci è possibile ipotizzare e ricostruire) ci può stare e, a ben vedere, questa versione dell’Esodo degli Ebrei non è da buttare.
Sono entrata in sala con un’aspettativa che rasentava lo zero e, forse, proprio la rassegnazione è stata la mia salvezza. I fatti e le situazioni, per quanto ridicoli e/o lontani dalla nostra realtà, non sono riusciti a rendere vani gli sforzi di Christian Bale e del resto del cast. Tutti sono talmente calati nel ruolo da essere credibili mentre hanno visioni mistiche o provano dolore fisico in battaglia. Ho avuto prova definitiva quando il vicino di poltrona mi sussurrato un’inattesa battuta: ero talmente assorbita dalle immagini da trasalire (!), reazione che spesso neppure il migliore horror riesce a provocarmi.
Nonostante quindi la lunghezza metta alla prova l’umana pazienza, nonostante non sia un’estimatrice dei remake e dei racconti in epoche talmente lontane da non avere più un ancoraggio con la realtà, nonostante sino a ieri non sentissi la mancanza di rispolverare questa storia, “Exodus – Dei e Re” è trascinante e potrebbe addirittura appassionarvi, soprattutto se siete amanti dei “polpettoni epici” made in USA.
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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