Appena riconquistato il freddo milanese di fine dicembre, una volta completata la visita alla mostra di Chagall, il mio primo pensiero è stato che un buon termine per descrivere l’esperienza artistica appena terminata fosse: “stupore”.
Aggiungo: stupore bidirezionale. Che sembra il pensiero figlio di una degustazione di vini del Collio più che l’impressione suscitata dalla visita ad una mostra, ma cercherò di spiegarmi con il supporto di uno dei quadri esposti:
L’opera è sicuramente celebre e costituisce una sorta di summa dell’opera pittorica di Chagall: la presenza della moglie Bella, musa ispiratrice finalmente corporea e non più eterea come negli anni della lontananza, la città di Vitebsk, i fiori, il cavallo, la sinagoga di tonalità rosata dalla chiara impronta elevata e spirituale in mezzo a edifici verdi. Ma avvicinandoci al quadro – e l’allestimento grazie al Cielo lo consente – possiamo provare a soffermarci per un istante sul volto dell’autoritratto dell’artista:
Lo so che stiamo pensando tutti alla stessa cosa: “quell’uomo è il ritratto (battuta) della felicità”. E’ certamente così: sono ancora ben lontani i giorni cupi della seconda guerra mondiale (mirabilmente raccontati in La guerra) e persino quelli di una spiritualità intensa, fortissima, quasi liberatoria (è il caso di Crocifissione bianca). La passeggiata racconta un momento di gioia, certamente, ma – ed è una lettura assolutamente personale, per carità – a me piace leggerci anche un bel po’ di stupore.
Stupore verso la natura, verso quei fiori scoperti a Parigi e mai abbandonati; stupore per l’amore, sentimento che trova nelle due mani allacciate di questa opera così come nel bacio di “Il compleanno” una raffigurazione mirabile, eterna, infrangibile; stupore – in ultima istanza – per la vita, per le circostanze che ti piazza sul cammino, per la continua sorpresa di un colore, uno sguardo, una situazione.
E’ per quello che mi ero sentito in grado di coniare la dizione “stupore bidirezionale”, pur non essendo preda del Pinot grigio: perché quello stesso stupore, quello stesso sguardo meravigliato e meraviglioso ti prende più o meno all’altezza della prima sala e non ti abbandona mai. E c’è una controprova perfetta per queste affermazioni: i bambini.
C’è una sala, diciamo più o meno a metà del percorso espositivo, in cui sono proposte le illustrazioni che Chagall fece delle favole di Jean de La Fontaine
Alfonso d’Agostino
Una retrospettiva 1908-1985
fino al 1 febbraio 2015
Palazzo Reale, Piazza Duomo 12
Milano
Orari
Lunedì: 14.30–19.30
Martedì, mercoledì, venerdì e domenica: 9.30-19.30
Giovedì e sabato: 9.30-22.30
Biglietti
Intero: 12 euro
Ridotti: da 6 a 10 euro (requisiti su http://www.mostrachagall.it/info/)
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Catalogo
Giunti Editore
Marc Chagall. Una retrospettiva 1908-1985
Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.
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